A Spinning nelle Flats


Lo spinning effettuato in mari tropicali è sempre molto appassionante e l’effettuare questa pesca in acque trasparenti e non più profonde di un metro dà sicuramente un fascino particolare.
Queste zone sono le famose flats che non sono atro che enormi distese piane con fondale sabbioso e melmoso di varia natura, intervallate da formazioni algacee di varia specie. Spesso sono perimetrate da mangrovieti più o meno fitti, luoghi questi ideali per il rifugio e la riproduzione dei vari pesci e dei suoi predatori. 
Questi due ambienti sono il perfetto habitat per numerose specie di pesci predatori molto apprezzati per le loro caratteristiche di tenaci combattenti Abbiamo quindi bonefish, barracuda, tarpon, snook, snapper e numerosi appartenenti alla famiglia dei carangidi come il permit, il jack crevalle, il bluefin trevally e il golden trevally. Non di rado in questi bassifondi si possono trovare un gran numero di piccoli squali come il martello, il toro ed il limone anche se la cattura di questi pesci è sempre un po’ casuale.
Le flats, se da una parte ospitano un elevato numero di specie, presentano anche notevoli difficoltà al pescatore, poiché la sua presenza, data la scarsa profondità dell’acqua, è facilmente individuabile dal pesce. Un’altra penalizzazione é rappresentata dal mangrovieto che diventa un labirinto entro il quale il predatore allamato trova spesso scampo imbrigliando il filo nelle radici stesse di questa foresta acquatica.


Nelle varie riviste si è soliti leggere di pesca nelle flats con la tecnica della mosca e quasi sempre non si prende in considerazione la possibilità di pescare questi pesci con la tecnica dello spinning.
Questa tecnica risulta sicuramente meno elaborata ma in alcuni casi forse più catturante rispetto alla mosca; infatti con la mosca vi è l’incombenza di effettuare lanci perfetti e un falso lancio pregiudicherà tutta l’azione di pesca facendo fuggire a velocità supersonica la nostra preda. Con lo spinning almeno il lancio non è un problema e l’unica difficoltà del caso sarà individuare il pesce nell’acqua bassa ed indurlo ad abboccare.


La pesca può essere effettuata in due distinti modi: con l’aiuto della barca o camminando nei bassi fondali. In tutti e due i casi è quasi d’obbligo la presenza di una guida che aiuti il pescatore nell’individuazione della preda. Per la pesca con la barca si utilizzano scafi specifici che hanno un fondo piatto e una pedana di avvistamento rialzata per la guida. Una volta individuato il pesce o il branco, si procede all’avvicinamento spostando la barca con una pertica per non spaventare le prede; la guida indica via via al pescatore in che posizione si trova il pesce rispetto a lui, assumendo che egli si trovi con il viso rivolto a mezzogiorno: “pesce a ore nove” significa che la preda si trova a 90 gradi a sinistra del pescatore. Una volta a tiro si lancia l’artificiale nella direzione della preda.
Per sfruttare al meglio le potenzialità delle flats e dei mangrovieti è bene essere in possesso di una tecnica di lancio precisa, di buona vista (gli occhiali polarizzanti sono d’obbligo) e le frizioni ben serrate per impedire al pesce di raggiungere anzi tempo le radici delle mangrovie.


Prendiamo ora in considerazione alcuni dei più apprezzati ed insidiati pesci presenti nelle flats: il fulmineo bonefish, il tarpon, il barracuda e i vari carangidi.
La pesca la bonefish risale ai primi anni 50 quando i primi pionieri di questa pesca iniziavano a cimentarsi nella cattura di questo pesce. Il pesce fantasma il “Silver ghost” veniva chiamato dalle prime guide, il pesce supersonico difficile da vedere e da catturare. Tanti anni sono passati e le tecniche di pesca si sono evolute tantissimo. Quello che non è cambiato è comunque la “caccia” che bisogna fare per catturare questo pesce.


Il bonefish è un pesce molto nevrastenico e talvolta il suo nuotare a zig-zag sembra isterico; una volta agganciato, in una manciata di secondi, è in grado di sbobinare più di 100 metri di lenza. Sono tutti d’accordo nel ritenere che questo pesce sia uno dei più veloci pesci del mondo, se poi paragoniamo le dimensioni per la forza che sprigiona è veramente un pesce-razzo.
La difficoltà di questo pesce è proprio localizzarlo e poi presentargli l’esca nei migliore dei modi; infatti vedere i bonefish è leggendariamente difficoltoso ed è impossibile spiegare a qualcuno come farlo. Bisogna avere un buon paio di occhiali polarizzanti e cercare di guardare “attraverso” l’acqua e i suoi movimenti. Figuriamoci se la giornata è un po’ nuovolosa oppure c’è il mare increspato.
Ci sono però due situazioni in cui la sua localizzazione diventa molto più facile; il cosiddetto “mudding” oppure il “tailing”. Il mudding (mud vuole dire fango) è quando i bonefish iniziano a grufolare pesantemente sul fondo creando una grossa nuvola di sabbia che va a scurire l’acqua. In questi casi basta lanciare oltre questa nuvola e recuperare all’interno il nostro jig e l’abboccata è quasi garantita. Il tailing (tail vuole dire coda) è invece quando l’acqua è talmente bassa che il bonefish per cibarsi sul fondo fa fuoriuscire la sua pinna dalla superficie del mare. Se quindi il mare è piatto, sarà molto facile localizzarli anche da grande distanza.


Ad ogni modo per questa pesca è sempre fondamentale l’aiuto di una guida di pesca, almeno per i primi giorni, che individui i pesci per noi e ci dia comunque suggerimenti sulle abitudini che ha il pesce in quel luogo, i colori migliori e il tipo di recupero da farsi.
Il lancio deve essere effettuato in modo tale che, recuperando, l’esca passi esattamente davanti al muso del bonefish: in ogni altro caso il pesce fugge velocemente. Basta un falso lancio oppure che il nostro jig faccia troppo rumore quando cade in acqua e la nostra preda è gia’ a 30 metri di distanza.
Una volta che l’esca è giunta davanti al pesce, è meglio tenerla immobile per un paio di secondi, quindi muoverla lentamente a piccoli saltelli. In alcune zone i bonefish invece attaccano solo le esche recuperate con decisione.


In tal modo l’attacco è immediato e violentissimo, tanto che il pesce si ferra da sé.
Il bonefish ha un peso medio che raramente supera i 2-3 chilogrammi anche se il record del mondo è di ben 8,6 chilogrammi. L’attrezzatura deve essere conseguentemente proporzionata, il bello di questa pesca è proprio l’utilizzo di attrezzature ultra leggere, potremo utilizzare quindi una comune canna da spinning usata nelle nostre acque con potenza di 5-150 grammi, abbinata ad mulinello caricato con almeno 200 metri di 0,20-0,22. Come artificiali si possono utilizzare piccoli jig di materiale vinilico, del tipo di quelli utilizzati per le trote, montati su di un amo piombato; i colori più catturanti sono solitamente il bianco, il rosa, il giallo e l’arancione.


Lo spinning al bonefish a differenza della pesca a mosca ha dei vantaggi e svantaggi. Sicuramente il vantaggio principale è la maggiore velocità al lancio e precisione, mentre tra i negativi sicuramente è che se dobbiamo correggere la posizione del nostro jig perchè abbiamo sbagliato il lancio dobbiamo necessariamente recuperare tutto il nylon che abbiamo fuori; il peso del jig a volte è un problema in quanto si incaglia spesso sul fondo ed è molto limitato per la pesca su fondali erbosi.
Diciamo che al novanta per cento la pesca al bonefish si fa con la barca, ma esistono alcuni spot dove viene praticata facilmente da riva (Bahamas, Aruba, Bonarie, Cayman Island). Questo perché le flats sono facilmente accessibili e costeggiano magari una strada. Cioè ci si sposta in macchina fino alla zona dove si vuole pescare e da qui si entra direttamente in acqua. Se quindi volessimo muoverci in autonomia magari affittiamo la guida solo per un paio di giorni e poi una volta capito come indicativamente è la pesca e dove sono i pesci possiamo provare ad arrangiarci da soli. In questo modo possiamo risparmiare un bel po’ di soldi, visto che spesso e volentieri queste guide richiedono un cachet parecchio dispendioso. Ovvio non possiamo pretendere risultati eclatanti, ma se abbiamo allenato un po’ il nostro occhio potremmo catturare in autonomia questi smaliziati predatori. Teniamo sempre in considerazione le maree; meglio approfittare sempre dei periodi di bassa marea.
I migliori hot spot dove poter trovare branchi di questi pesci sono: Cuba, le isole Los Roques in Venezuela, Key West in Florida, Bahamas, Honduras, Belize, lo Yucatan in Messico, Christmas Islands e le isole Seychelles. Ad ogni modo puo’ essere trovato un po’ dappertutto nei mari tropicali caldi della zona Caraibica, basta che ci sia sabbia e un basso fondale.
Il tarpon è un pesce che può raggiungere notevoli dimensioni, ben oltre il quintale, tuttavia gli esemplari che frequentano le flats generalmente sono di piccole e medie dimensioni. Infatti possiamo distinguere questi pesci in due categorie, quelli che vivono e si nutrono in acque più profonde e quelli che vivono stabilmente e si nutrono nei bassifondi. Questo non dipende tanto da loro, ma principalmente dalla conformazione del fondale della zona geografica dove ci troviamo. Inoltre dipende anche dove prevalentemente trovano il pesce foraggio di cui si nutrono. Ad ogni modo anche un piccolo tarpon è sempre un avversario di tutto rispetto; esso ama gli spazi aperti di queste immense lagune, ma può essere spesso trovato ai bordi degli intricati mangrovieti.


Una volta allamato compirà decine di salti fuori dalla superficie, molto spesso riuscendo a liberarsi. E’ un pesce piuttosto difficile da pescare con la tecnica dello spinning, non perché sia un problema farlo abboccare, ma perché grazie al fatto che l’interno della sua bocca è ricoperta da placche ossee in cui l’amo si ferra con grande difficoltà. In una giornata dedicata alla pesca di questi pesci sono riuscito ad allamarne più di una dozzina e a portare a compimento il combattimento in un solo caso. Effettivamente è un pesce un po’ “bastardo” la sua pesca è un po’ frustrante se consideriamo tutti i pesci che andremo a perdere, ma la cattura di almeno un esemplare ci ripagherà di certo di tutto lo sforzo.
Per l’attrezzatura conviene scegliere canne piuttosto rigide capaci di lanciare esche dai 40 ai 60 grammi abbinate a robusti mulinelli caricati con 200 metri di trecciato da 20 o 30 libbre. Tra i migliori artificiali abbiamo Rapala dai 9 agli 11 centimetri, meglio se galleggianti, ed altre imitazione di pesciolini o popper del tipo Daiwa, Yo Zuri, Owner. Solitamente le colorazioni più chiare e naturali sono le più catturanti. Un trucchetto per migliorare la percentuale di catture è quello di sostituire le ancorette con un affilato amo singolo dalla sezione generosa.


Recentemente alcune guide hanno avuto un incremento maggiore di catture escogitando una piccola variante. Cioè hanno ridotto la taglia delle esche artificiali a 7-9 centimetri ed hanno tolto le ancorette. In testa all’artificiale, attaccato direttamente alla girella moschettone hanno infilato un amo circolare di buone dimensioni. Cos’ facendo, il tarpon ingoia in un sol boccone la nostra esca e rimane ferrato sull’amo che è collegato direttamente alla nostra lenza in modo da dare una ferrata più sicura. L’amo circolare si pianterà poi più solidamente ai lati dell’apparato boccale del pesce. Si puo’ utilizzare con successo la stessa tecnica utilizzando dei grossi grub di gomma.
E se proprio non ne vuole sapere, per fregarlo inneschiamo su un amo circolare un pesce morto, magari una grossa sardina, e lanciamoglielo vicino o dove li vediamo solitamente passare o uscire dalle mangrovie. Sicuramente non riuscirà a resistere alla tentazione di ingoiarlo e la ferrata sarà quasi certa.
Questo pesce può essere trovato in moltissime parti del mondo e le Keys in Florida, i Giardini della Regina e Cayo Largo a Cuba, la penisola dello Yucatan in Messico sono tra i migliori hot spot; sono presenti oltremodo in molte altre isole Caraibiche come le Antille Olandesi, Tobago, Los Roques, Puerto Rico.


Abbiamo poi il barracuda, un pesce solitamente un po’ snobbato, ma che se combattuto con attrezzature proporzionate, è anch’egli un valido e tenace combattente. Nelle flats la taglia media solitamente si aggira intorno ai 5-8 chilogrammi ma non è raro incontrare esemplari di maggiore mole.
La sua difesa è caratterizzata da fughe sotto la superficie e da qualche salto fuor d’acqua. La dentatura del barracuda è così potente da riuscire a tagliare qualsiasi sezione di nylon: diventa praticamente d’obbligo l’utilizzo del cavetto d’acciaio, meglio se dalle 30 libbre in su.
Esso è inoltre in grado di segnare profondamente e a volte distruggere i nostri artificiali, soprattutto quelli in legno tipo i Rapala, è bene quindi munirsi di una buona scorta di queste esche, sarebbe un vero peccato non averne proprio quando questi pesci mangiano.
Per quanto riguarda l’attrezzatura conviene orientarsi su di una canna con capacità di lancio che va dai 30 ai 50 grammi; il mulinello deve contenere almeno 150 metri di trecciato da 20 libbre. Minnows di varie colorazioni e cucchiaini ondulanti argentati sono tra le esche artificiali più utilizzate e funzionali.
Il barracuda è possibile trovarlo praticamente in ogni flats e mangrovieto tropicale; è un predatore solitario, e solo di rado può essere trovato in branco.
Spesso è possibile individuarlo fermo a mezz’ acqua, quasi dormisse, ma appena individuata la preda partirà all’attacco in una frazione di secondo.
Altri combattivissimi pesci che frequentano le acque basse sono le varie specie di carangidi. Per la verità questi tendono a stazionare nei vari canaloni con acqua più profonda, ma si spingono spesso nelle flats alla ricerca di cibo.
Tra i carangidi più interessanti da insidiare abbiamo l’elusivo permit, il bluefin trevally, il jack crevalle e il golden trevally.


Tutte le specie di carangidi sono possenti combattenti ed una volta allamati effettuano lunghissime ed interminabili fughe; sono dei veri e proprio treni del mare.
Sicuramente il più ricercato di tutti è il permit; questo carangide ama nutrirsi di molluschi, granchi e piccoli pesci ed è normalmente insidiato con piccoli jig simili a quelli utilizzati per il bonefish ma leggermente piu grossi o con imitazioni di piccoli granchi. E’ molto diffidente, molto di più del bonefish, ed al più piccolo rumore o sospetto sparirà in una frazione di secondo, non lasciando il tempo al pescatore di effettuare neanche un lancio. E’ un po’ un pesce mitico e la sua cattura è sicuramente una cosa un po’ fuori dal normale. Non ci si puo’ aspettare di vederne molti come capita con i bonefish. Se durante una giornata di pesca ne incontriamo uno o due è gia’ un successo. Se poi riusciamo anche a posizionare la nostra esca vicino a lui è gia’ un’altra cosa, se poi riuscimo anche a farlo abboccare….
Il blufin trevally, il jack ed il golden trevally sono catture un po’ casuali nelle flats, ad ogni modo aggredisacono regolarmente minnows, cucchiaini e popper di superficie. Molto funzionali per questi pesci sono piccoli popper da 7 e 9 centimetri che con il loro movimento scoordinato a pelo d’acqua, attirano i predatori anche da grande distanza.


Per questi pesci il segreto sta nel recuperare l’artificiale in modo molto veloce, così da indurli ad abboccare senza nessun sospetto. Infatti, molto spesso si vede seguire l’artificiale da uno o più pesci ma senza che si verifichi la tanto sospirata abboccata. Personalmente in condizioni di acqua molto trasparente preferisco utilizzare ondulanti argentati tra i 7 e gli 11 centimetri; invece con acqua torbida o con acqua trasparente ma molto mossa, la mia scelta ricade sempre sui popper di superficie od al massimo minnows galleggianti.
Il peso di questi pesci può arrivare fino ad oltre 15 chilogrammi come nel caso del jack crevalle e di conseguenza l’attrezzatura dovrà essere piuttosto robusta; la stessa utilizzata per il tarpon può andare bene. La taglia media di questi carangidi, comunque, nelle flats è solitamente intorno ai 2-3 chilogrammi.

Per il permit e gli altri carangidi, invece, conviene munirsi di una canna e mulinello più leggeri in quanto questi pesci raramente eccedono i 10 chilogrammi; quella utilizzata per il barracuda è la scelta migliore, con il vincolo di non impiegare fili trecciati al di sotto delle 20 libbre. Per il permit meglio usare lenze di nylon.
Tra le migliori flats per questi pesci abbiamo il Belize, Hoduras, lo Yucatan in Messico, Christmas Islands, Cuba.


Esistono numerossissimi lodge, guide o centri di pesca che propongo la pesca a questi pesci. Con l’ausilio di internet si possono trovare una gran quantità di indirizzi. Ad ogni modo qui sotto alcuni contatti uliti, sicuramente le migliori organizzazioni per le varie località, per chi volesse provare questo tipo di pesca.

FLORIDA = www.fishingfloridakeys.com

YUCATAN = www.pescamaya.com, www.yucatanfishing.com

SEYCHELLES = www.flycastaway.com

BELIZE = www.turnefferesort.com

CUBA = cubanfishingcenters.com

CHRISTMAS ISLAND = www.frontierstravel.com

LOS ROQUES = www.pezraton.com

BAHAMAS = www.peaceandplenty.com, www.nervouswater.com

TOBAGO = www.hardplay.com

HONDURAS: www.mangocreeklodge.com