TAILANDIA (Bsl & Kaho Leam)


Dopo un fitto e prolungato scambio di e-mail con Jean Francois Helias, un francese che da oltre 15 anni abita in Tailandia, ero pronto per partire alla volta di questo paese asiatico. Lo scopo ora vedere le diverse realtà di pesca che questo paese offriva, ed ovviamente catturare un buon numero di strani e sconosciuti pesci tropicali. La prima destinazione di questo viaggio era il famoso lago di Bung San Lan.
Questo piccolo bacino, non è immerso nella giungla, e neanche posto in una sperduta foresta tropicale, ma comodamente raggiungibile in mezzora di autostrada da Bangkok. E’ una sorta di lago a pagamento parecchio frequentato da pescatori tailandesi soprattutto nei week end.
A vederlo non è affatto un gran chè, anzi è un po’ bruttino: acqua molto torbida e limacciosa ed un paesaggio circostante non eccezionale. Ma quello che c’è di eccezionale è la quantità e qualità di pesci presenti: mekong catfish, carpe siamesi, striped catfish, snakehead, arapaima, temoli russi, sultan carp, tilapia, pacu e numerosi altri pesci tropicali.
E’ tutto circondato da pontili e piazzole per la pesca ed inoltre dispone di comodissimi bungalow posti su palafitte dove ci si può riposare all’ombra tra una abboccata e l’altra. La regola principale è che tutti i pesci debbano essere rilasciati immediatamente.


Il mekong catfish è il pesce più rappresentativo del lago, è presente in modo massiccio per lo più con esemplari dai 15 ai 30 chilogrammicon qualche esemplare che raggiunge anche il quintale di peso. In ambienti naturali si dice possa raggiungere i 400 chili, ma nulla è stato per ora provato; di sicuro esemplari fino a 260 chili sono stati catturati in Cambogia. E’ un combattente che non ha assolutamente rivali, la difesa di questo pesce è così possente che può essere paragonata solo a quella di un tonno, e chi ha pescato tonni con attrezzature leggere può ben capire quanto tirino questi pesci.
Durante le mie due giornate di pesca ho visto numerose volte il filo dei miei compagni di pesca spezzarsi, ho anche visto letteralmente esplodere una robusta canna da siluro di ottima marca alla prima partenza del pesce. Addirittura un grosso mekong catfish ha trascinato in acqua un giovane pescatore tailandese che con la frizione totalmente chiusa non voleva dare filo al pesce. Il mekong catfish è un pesce unico, non proprio bello nell’aspetto, ma sicuramente il pesce più combattivo che esista in acqua dolce.



La carpa siamese è sicuramente la preda qui più ricercata ed ambita, poichè la sua cattura è difficilissima essendo un pesce sospettosissimo e di difficile interpretazione pescatoria. In natura può facilmente raggiungere i 200 chilogrammi, ma in questo lago il record è di 110 chilogrammi.
Io purtroppo l’unica che ho agganciato l’ho persa, ma accaniti pescatori inglesi che hanno pescato più giorni di me in questo lago, (ben 10!) ne hanno agganciate 9 riuscendone a portare a riva 4; la più grossa era 34 chili.
Un parente stretto del mekong catfish è lo striped catfish, similissimo come forma anche se con una coda più piccola e di colore argento-grigio sul dorso. Arriva fino ad un massimo di 12 chilogrammi, ma è altrettanto combattivo come il mekong catfish. E’ sicuramente il pesce più facile da catturare del lago.
Nel lago Bun San Lan sono stati introdotti inoltre alcuni pesci di origine amazzonica, tra cui la gigantesca arapaima ed il pacu, un parente molto stretto del pirhana.
Il più grosso arapaima mai preso in questo lago aveva un peso prossimo ai 200 chilogrammi. Esso è simile ad un siluride ed è un famelico predatore; gli amici inglesi ne hanno attaccati 3. Ad una abboccata ne sono stato testimone, e dopo un poderosa partenza il pesce ha compiuto due salti fuor d’acqua che gli hanno permesso di slamarsi; era lungo quasi due metri e con un peso che poteva variare dai 60 ai 70 chilogrammi. La seconda abboccata è stata quasi la fotocopia della prima, con il pesce slamato quasi subito, ma la terza è stata coronata dal successo, un pesce di un centinai di chilogrammi è stato vinto e portato a riva dopo due ore di violenti combattimenti ne cuore della notte.



Non è poi così facile

Questo lago ha dell’incredibile, in certi momenti il ritmo delle abboccate era talmente elevato, che per poter bere in santa pace una lattina di aranciata era necessario lasciare la canna a riposo.
Ad ogni modo non è che pescare in questo lago sia così facile, testimonianza solo i pescatori del luogo, che anche ben attrezzati, a gran fatica riuscivano a prendere 7-8 pesci in una giornata di pesca.
Per questa pesca ci sono infatti numerosi fattori da prendere in considerazione: innanzitutto le condizioni meteo, infatti il sole gioca un ruolo molto importante; più ce né maggiori saranno le abboccate. Allo scaldarsi delle acque superficiali un gran quantità di pesci tende a portarsi nello strato d’acqua appena sotto la superficie. Le ore pomeridiane sono quelle che rendono solitamente di più. Questi pesci infatti si pescano con grossi galleggianti con non più di un metro e mezzo di fondo.




Ma il segreto di tutto sono una perfetta costruzione del terminale e l’innesco top-secret che Jean Francois ha creato. Il primo deve essere fatto con cura abbastanza meticolosa e soprattutto l’amo è fondamentale, deve essere appuntitissimo ed ad elevata penetrazione. Noi usavamo quelli da carp fishing nella misura 1/0; io personalmente ho usato con successo i nuovi VMC Fastgrip 7106.
Dell’innesco non posso dirvi molto, poiché ho promesso di non farne parola con nessuno dei numerosi ingredienti segreti utilizzati. Ad ogni modo si tratta di un impasto fatto principalmente di pane bagnato con olio di cocco e l’aggiunta di altri misteriosi ingredienti.
E’ proprio tutto questo che fa la differenza; in una buona giornata 30 o più pesci sono la norma. Ad ogni modo dopo 2 o 3 mekong catfish di fila, una sosta sarà più che necessaria in quanto le braccia necessiteranno di assoluto riposo....provare per credere.
Lo sforzo fisico per i combattimenti era così elevato che io alternato due ore di pesca a mezz’ora di assoluto riposo. Che ci crediate o no sono mi è venuta una infiammazione ai nervi della mano, a causa delle sollecitazioni a cui era sottoposta.




Attrezzatura e tecnica

Per il mekong catfish sia la canna che il mulinello devono essere molto, molto potenti: canne da siluro da 3 metri con potenza di lancio da 100 ai 300 grami abbinate a robusti mulinelli di marca con eccelente frizione e dotati di “bait-runner” sono la scelta consigliata. Come fili è bene orientarsi sui monofili di nylon non troppo grossi, uno 0,40 andrà bene, in quanto spesso si deve lanciare molto lontano ed un nylon di grosse dimensioni può essere di impaccio. I fili trecciati non sono molto indicati perché tendono a galleggiare troppo ed in condizioni di vento provocano un maggior spostamento del galleggiante.
Per le carpe siamesi e gli arapaima è necessaria una attrezzatura molto più resistente, con canne molto più rigide e magari abbinate a mulinelli a bobina rotante. Come monofili è bene andare su uno 0,60 oppure a fili trecciati da 60-80 libbre.
Gli arapaima si pescano quasi esclusivamente di notte utilizzando piccoli pesci vivi come esca.



Come detto mentre i pescigatti di pescano in superficie, le carpe siamesi si insidiano sul fondo. L’ impasto di pane è l’unico modo per attirarle, qui bois, granaglie o pellets, non funzionano per niente! Numerosi blasonati e famosi carpisti hanno provato a pescarle seguendo i dettami del carpfishing europeo, con risultato di sempre cappottare clamorosamente. La carpa siamese infatti non si nutre come le nostre carpe, ma è un pesce filtratore e non prenderà mai in bocca un esca più grande di meno di mezzo centimetro. L’innesco che si usa qui ha dell’ incredibile, infatti si usano 3 palline di polistirolo infilate sull’amo, nient’altro! La carpa inizierà a filtrare i pezzettini di pane che pian piano si distaccheranno dalla nostra palla ed con un po’ di fortuna ingoierà anche il nostro amo che grazie al polistirolo galleggierà pochi centimetri al di sopra di essa. E’ roba da non credere, molti storceranno il naso, ma è il solo per poterle catturare.
Qualcuno potrà inoltre obbiettare che fare più di 10.000 chilometri per pescare in un laghetto a pagamento non è una gran cosa. Bene secondo me il lago di Bung San Lan è un destinazione da considerare solo di passaggio; cioè da abbinare ad altre destinazioni di pesca. Due o tre giorni in questo lago sono più che sufficienti vista la quantità di catture. Esso può essere abbinato ad un giro turistico per il paese, o ad una settimana di relax e pesca nella famosa isola di Phuket o anche una settimana di pesca ai misteriosi snakehead nella riserva di Khao Laem situata vicino al confine con la Birmania come ho fatto io, ma questa è un’altra storia.



Ero venuto a conoscenza dello snakhead leggendo anni fa un articolo su di una rivista di pesca di Singapore, e ne rimasi subito colpito ed affascinato. Mi ripromisi che qualora ne avessi trovato la possibilità, avrei cercato di fare un viaggio con obbiettivo di catturarne qualcuno, per potere vederlo di persona ed apprezzare le sue doti combattive.
Quando, lo scorso anno, scoprii su internet che esisteva la possibilità di recarsi in zone romote della Tailandia, per insidiare questo pesce praticamente sconosciuto alla maggior parte degli amati dello spinning, decisi di tentare questa esperienza. Dopo un volo intercontinentale di dodici ore, soste varie, trasferimenti in taxi, soggiorni in hotel tutto era pronto, finalmente, per l’inizio della avventura. In quasi cinque ore di viaggio con un piccolo pulmino io e l’amico Jean Francois raggiungemmo il parco naturale di Khao Leam. Qui immerso in una vallata ricoperta da una lussureggiante vegetazione tropicale si trova l’omonimo lago. Questo bacino non è naturale, ma creato artificialmente con la costruzione nel 1983 di una diga; tre fiumi lo alimentano facendogli raggiungere la lunghezza di oltre 80 chilometri.


In esso esisto migliaia di dedali, anse e canali che creano un habitat perfetto per numerosissime specie diverse di pesci, tra cui i famelici snakehead., obbiettivo principale di questo viaggio.
Questa regione della Tailandia è totalmente sperduta e non vi è nessuna traccia di turismo; infatti qui non ci sono ne alberghi e ne lussuosi resort, ma solo piccoli villaggi di pescatori locali. Noi infatti abbiamo vissuto su di alcune case galleggianti adattate alla buona per poter accogliere i pescatori. Tutto parecchio spartano, e con condizioni igieniche un po’ precarie, ma le barche erano ottime e soprattutto le guide sapevano il fatto loro.
Anche da parte dei pesci abbiamo avuto un positivo riscontro, con parecchie abboccate e di esemplari di buona taglia.


Il great snakehead

Snakehead letteralmente vuol dire infatti “testa di serpente”, questo strano pesce ha la testa, ed anche tutto il resto del corpo, che rassomiglia proprio a questo rettile. Sicuramente nella catena evolutiva ha una discendenza molto vicina a quella dei serpenti. Ha una colorazione affascinate: prevalentemente bianca e nera , ma con sfumature rosa, rosse ed a volte blu elettrico. Ha delle mascelle così possenti che la superficie degli artificiali dopo qualche abboccata da parte di questi pesci diventa tutta bucherellata, anche con incisioni profonde.
A causa delle placche ossee che ha in bocca, la ferrata del pesce è particolarmente difficile e sono necessarie energiche ferrate ed ancorette super resistenti ed affilate. Spesso quelle in dotazione ai normali artificiali d’acqua dolce non sono abbastanza resistenti e devono essere sostituite con modelli da mare.
E’ un predatore formidabile, molto agguerrito e famelico, si dice possa raggiungere pesi superiori ai 30 chilogrammi, ma di sicuro e documentato fotograficamente sono stati catturati esemplari fino a 13 chili. Ad ogni modo la taglia media si aggira intorno ai 3-4 chili ed esemplari sui 6-7 chili sono considerati delle belle catture.
Ama vivere in bassi fondali adagiato sul fondo ed in zone con ricca vegetazione in attesa di una preda. Sono molto territoriali, ed attaccano tutto quello che viola i propri confini, per nostra fortuna esche artificiali comprese.
Esistono numerosissime specie di snakehead, principalmente in Asia, ma qualcuna anche in Africa. Quello che abbiamo insidiato noi per la precisione è il great snakhed ed è il più grosso ed il più diffuso di tutta la famiglia.


Tecniche di pesca

Nonostante lo snakehead ami vivere sul fondo è irrimediabilmente attratto da rumori e vibrazioni provenienti dalla superficie, così che ogni imitazione di pesce o rana che navighi sul pelo dell’acqua attirerà sicuramente l’attenzione di questo pesce. L’esca principe per questo pesce sono i vari tipi di popper e tutte le esche di superfcie.
Esistono due tipi di tecniche di pesca per questo pesce. La prima è quella classica, cioè lanciare in zone dove pensiamo possa essere in agguato: piccole anse, baie, in prossimità di vegetazione acquatica od alberi sommersi. Solitamente lo snakehead ama sostare in queste zone in attesa di una preda, un po’ come fa il nostro luccio.
La seconda tecnica è molto più eccitante ed entusiasmante, poichè è una vera e propria caccia al pesce. Prima di spiegarvi come funziona questa tecnica bisogna fare una premessa: infatti lo snakehead dopo la deposizione resta a guardia delle proprie uova ed anche dopo la nascita della prole resta a vegliarli costantemente per settimane. Il colore di questi piccoli pesci dapprima è nero, ma nel giro di alcuni giorni divneta rosso fuoco. Questi piccoli snakhead formano così una palla colorata e facilmente individuabile in condizioni di acqua chiara. Questi pescetti amano restare in superficie e sotto di essi si trova sicuramente lo snaked femmina ed a volte anche il maschio; la femmina di solito è sempre più aggressiva del maschio e di taglia maggiore.
La tecnica quindi consiste nel navigare a bassa velocità fino ad individuare questa palla di pesciolini e poi avvicinarsi il più possibile con il motore elettrico, altrimenti il rumore li fa affondare, si iniziare a lanciare sopra di essi. In questa tecnica hanno funzionano egregiamente i Rapala Skitter Prop e i Ragot Big Bass soprattutto nei colori sgargianti o nel modello testa rossa con una grossa elica aggiuntiva montata in fronte ad essi.


A questo punto si possono avere due tipi di reazioni del pesce: o dopo due o tre lanciun attacco immediato alla nostra esca, o totale disinteresse. Nel caso della seconda ipotesi bisognerà letteralmente bombardare di lanci la zona dove stazionano i piccoli pesci, così da cercare di fare innervosire il grosso snakehead. A volte sono stati necessari più di venti minuti prima che il pesce ormai esausto del continuo disturbo decidesse di salire in superficie. Non sempre sale per mangiarla, a volte la prende a codate, o fa delle bollate nelle vicinanze per segnalare la sua presenza. E’ proprio in questo momento che bisogna intensificare l’azione di pesca così che si decida ad attaccare l’esca con precisione. Personalmente mi è capitato un pesce che è salito 13 volte e solo alla fine ha ingoiato l’artificiale.
Il bello di questa tecnica è che le abboccate sono sempre spettacolari con enormi bollate sotto l’artificiale e una miriade di schizzi d’acqua che partono in tutte le direzione.
In questa pesca un dato di fatto è sicuro: più la palla di pescetti è grossa, più grosso sarà lo snakehead che vi è a fare da guardia.
Canne da spinning molto robuste sono un obbligo; a volte le mangiate sono così brutali che la forte sollecitazione può provocare la rottura della canna. La nostra guida Son Hop infatti alla ferrata di un pesce intorno ai 6/7 chili si è ritrovato con la canna in due pezzi.
Durante la mia esperienza nel lago di Kaho Leam, abbiamo attuate prevalentemente questa seconda tecnica, in quanto le condizioni di acque molto alte, rendevano molto difficile localizzare le zone buone dove gli snakehead erano in caccia. Praticamente l’acqua aveva coperto di tutto: campi coltivati,. parte della foresta, una ferrovia ed altro ancora creando numerosissime nuove zone di pascolo per questi pesci.
Ad ogni modo le abboccate non sono mancate anche se ci è mancato l’esemplare di taglia, che per diverse volte abbiamo agganciato, ma regolarmente perso per slamata.
Il viaggio è stato sicuramente produttivo ed affascinante e parlando con il mio amico Jean Francois sono venuto a sapere che in certi laghi della Malesia lui ha pescato snakehead da trofeo e che ha intenzione di tornarci. Sarà per il prossimo viaggio, vi saprò dire.


Informazioni Utili

Per prenotazioni e qualsiasi informazione potete rivolgervi direttamente a Fishing Adventure Thailand di Jean Francois Helias (34/13-14 City Studio, 8/21 Sukhumvit Soi 13, Bangkok 10110, Tailandia) oppure visitare il suo sito (http://www.fishingasia.com/) o contattarlo via e-mail (info@fishingasia.com) o fax (0066 662651239)