PIRANHAS


Tra i pesci più temuti dall'uomo nessuno, eccezion fatta per lo squalo, nessun pesce è così comunemente denigrato quanto un piccolo abitante dei fiumi sudamericani il piranha.
Il piranha così spesso descritto nei film da un po’ di anni a questa parte come scarnificatore fino allo scheletro delle sventurate vittime e strumento di torture di perversi profittatori e di capi malvagi. Il solo nome dei piranha risveglia nella mente le storie degli uomini della giungla che mettono le loro vittime, legate a pali, dentro l'acqua fino alla cintola, dopodiché sopraggiungono branchi del pesce assassino che li spolpano di tutta la carne dai fianchi in giù; o altre storie di malcapitati che cadono fuoribordo dalle canoe e scompaiono quasi istantaneamente in un tumulto di schiuma e sangue e l'acqua ribolle tingendosi di rosso.
Non tutti questi racconti a forti tinte hanno avuto origine nella mente dei creatori dei racconti del terrore, ci sono alcune storielle che sono venuto a conoscenza e che mi sono state dette essere autentiche in cui dei piranha avevano attaccato animali di grosse dimensioni che erano entrate in acqua.
I piranha abitano i fiumi in un'area che comprende circa 4.000.000 di chilometri quadrati dell'America del Sud dai confini orientali delle Ande alle coste atlantiche e a sud fino alle regioni settentrionali dell’ Argentina, del Paraguay e dell'Uruguay. In questa vasta estensione, gran parte della quale è stata esplorata solo superficialmente, vivono pjù di 20 specie di piranha. La maggior parte di queste sono innocue; le loro dimensioni variano da una decina di centimetri al mezzo metro di lunghezza. Il piranha nero (Serrasalmus rhombeus),quello bianco (Pygocentrus cariba) e quello rosso (Serrasalmus nattereri) sono gli unici che veramente minacciano l'uomo. E indiscutibile che se questi pesci convergono in gruppi abbastanza numerosi su un animale delle dimensioni di un uomo sono in grado di ridurlo a uno scheletro; ma benché ci siano un'infinità di avvenimenti autenticati di morsi di piranha alle persone, non si è mai accertato ufficialmente un caso di vittima umana imputabile a loro.

Personalmente mi è capitato che durante una sosta di navigazione mentre risalivamo il Rio delle Amazzoni, i membri dell’equipaggio si sono tuffati in acqua per fare un bagno e trovare un po’ di refrigerio dal calore soffocante. Più volte mi avevano detto che non avevano nessuna paura dei piranha e in nessun caso sarebbero stati attaccati. L’unico limite era quello di non entrare in acqua se si avevano delle ferite recenti, in quanto i pirarha potevano essere stimolati all’attacco dall’odore del sangue. Per testare se veramente ci fossero avevo fatto diversi lanci nei paraggi riuscendone a catturarne alcuni.
Tuttavia basta il nome per riassumere un'impressione minacciosa; tale parola, presa dal dialetto degli indigeni, gli indios sudamericani, significa « pesce-dente ». Il nome calza a pennello perché la cosa più appariscente del piranha è la sua bocca piena di possenti denti che si vedono immediatamente a causa delle mascelle rialzate dell'animale. Azionati dai potenti muscoli delle fauci, i denti di un piranha possono staccare un pezzo di carne con un taglio netto come quello di uno scalpello. I piranha non afferrano e strappano la carne mordendo, ma più precisamente la staccano in un sol colpo con l'abilità di un chirurgo. A causa di quei denti affilati come rasoi anche creature dalla pelle relativamente spessa e robusta sono vulnerabili. Più di una volta quando ero intento a slamarli hanno addentato le pinze in acciaio lasciando in essere profonde graffiature.


Piranha, tambaqui e pacu

I principali pesci catturabili della famiglia dei piranha sono cinque: I più comuni sono il piranha rosso, quello bianco ed il nero. Ci sono poi i due più grossi rappresentanti di questa numerosa famiglia, il pacu ed il tambaqui.
I primi tre piranha sono validi combattenti una volta allamati, e sono le principali prede catturabili con canna e mulinello. Essi vengono catturati principalmente a spinning mentre si è intenti nella cattura di pesci di maggior mole e prestigio come il peacock od il payara. La loro taglia media va di solito dal mezzo chilo al chilo, anche se esemplari fino a 2-3 chili sono piuttosto comuni. Ad ogni modo sembra che sia il piranha nero ad essere il più grosso dei tre con pesci catturati in modo professionale di peso oscillante tra i 6 e 7 chili.
Oltre che per le loro qualità e combattività sono molto apprezzati per la bontà delle loro carni, anche se sono parecchio liscosi.
Una volta agganciati combattono con una forza sproporzionata alla loro mole, quasi fossero dei pesci d’acqua salta. Anche il momento dell’abboccata è alquanto particolare e brutale, spesso e volentieri a momenti ho rischiato di perdere la canna, non essendo pronto a simili abboccate fulminee e poderose.

Molto spesso mi è capitato di recuperare un grosso peacock e dietro aveva 2 o 3 piranhas intenti nel cercare di attaccare il pesce in difficoltà tentando di mangiargli via dei pezzi di coda. Sono anche cannibali, in quanto quando se ne allama uno, spesso e volentieri gli stessi membri del branco lo attaccheranno sicuramente.
Gli attuali record IGFA per questi pesci sono 3.17 chili per il nero, 3.85 chili per il rosso e 2.5 chili per il bianco.
Pacu e tambaqui sono un’altra cosa, sono dei veri e propri colossi. L’attuale record del mondo IGFA per il pacu è un esemplare di 9.5 chili, mentre quello per il tambaqui è di ben 28.5 chili, quest’ utlimo catturato nel bacino Amazzonico.
Entrambi i pesci hanno una aspetto e conformazione del tutto simile ai loro cugini piranha, differenziano solo per la dimensione e per la colorazione. Il pacu solitamente è di colore marroncino, mentre il tambaqui è di colore nerastro.
Questi due pesci non sono propriamente pesci predatori, direi più pesci approfittatori e onnivori. Tendenzialmente si nutrono di alghe, piante ed insetti vari, ma sono anche specializzati nel trovare e mangiare i frutti che cadono in acqua dalle piante. Grazie ai loro poderosi denti riescono a rompere anche i frutti con i gusci più duri. Una volta trovata una pianta da frutto nelle vicinanze del fiume tendono a stazionare in quella zona speranzosi che prima o poi si stracchi un frutto.

Ad ogni modo, essendo dei pesci approfittatori, nel caso nei loro pressi passassero dei piccoli pesci, o anche più grossi ed in difficoltà si trasformano i perfetti predatori. Quindi sia con la tecnica dello spinning che quella della mosca possono essere catturati abbastanza facilmente, il problema principale sta ad individuare sotto quale pianta si concentrano.
Alcune guide che operano nel bacino Amazzonico hanno trovato un sistema alquanto ingegnoso per trovarli abbastanza facilmente. Solitamente iniziano a discendere il fiume prescelto in drifting, mantenendo la barca ad una decina di metri dalla riva lussureggiante; ad intervalli regolari gettano nei pressi della riva dei piccoli frutti simili a ciliegie verdi, che in acqua galleggiano. Quando vedono il pacu od il tambaqui salire in superficie per mangiarli, fermano la barca ed avvisano il pescatore in quale zona precisa lanciare il proprio artificiale. Quando l’artificiale cadrà in acqua nella zona indicato, novanta volte su cento, il pesce bollerà all’artificiale senza troppe precauzioni.

Un’altra variante a questa pesca è utilizzare gli stessi frutti come esca innescati o legati su un buon amo affilato, solitamente 2/0 o 3/0. Alcuni pescatori brasiliani attuano questa pesca, invece che con le tradizionali canne da pesca in carbonio, con l’ausilio di grosse canne di bambu di 4-5 metri con un grosso filo di nylon, ingaggiando dei veri e propri tiri alla fune con questi poderosi pesci.
A causa dei loro poderosi denti, il cavetto d’accio e d’uso obbligatorio.


Per chi volesse pescarli

Fare un viaggio fino in Sud America per pescare solo piranha, tamabaqui e pacu, è sicuramente un po’ riduttivo. La loro cattura sportiva è spesso solo casuale mente che sia i denti a pescare più rinomati predatori come il peacock. Ad ogni modo la loro pesca è molto divertente, sono grandi combattenti e soprattutto su lenze leggerire. Quindi alternare la pesca al peacock a quella della famiglia dei piranha può essere una valida alternativa. Per insidiare il piranha rosso, nero e bianco, direi che al massimo possiamo dare per una canna da 2,40 con potenza da 20-40 grammi; come filo meglio scegliere un tracciato da 20 libbre. Assolutamente da non dimenticare il cavetto d’acciaio; come esche artificiali al numero uno ci sono i cucchiaini a paletta rotante di colore argento o dorato nella misura dal due al tre. Poi, sicuramente catturanti tutte le limitazioni di pesciolini, ma bisogna scegliere sempre quelli in plastica. I tipi costruiti in legno durano veramente poco, i denti dei piranha riescono a staccare pezzi con grande facilità.
Dalle mie esperienze l’artificiale migliore si è rivelato il Rapala Husky Jerk da 6 centimetri in colorazioni naturali. È bene portarsi dietro qualche ancoretta di riserva poiché qui tendono a spuntarsi molto in fretta.

Per chi volesse pescare pacu e tambaqui il discorso è diverso, l’attrezzatura deve essere più potente e robusta. Non si può mai sapere che taglia possa essere la nostra preda; già un pesce da quattro o cinque chili vi farà diventare matti. La canna che utilizzeremo per i peacock la potremmo riutilizzare per questa pesca, quindi una canna da 2,40 con potenza minima 40-60grammi, ma meglio se superiore, abbinata con una mulinello caricato con trecciato da 50 libbre. Il modo migliore per pescarli è come detto utilizzare i segni o i piccoli frutti degli alberi nei pressi della riva

Quindi per chi voglia intraprendere un viaggio alla volta del sud America può ottenere molta informazione attraverso i siti Web: http://www.acuteangling.com/, http://www.amazonsportfishing.com.br/, http://www.riverplateoutfitters.com/ e http://www.peacockbassfishing.com/