BONAIRE -Antille Olandesi-

Bonaire è una piccolissima isola tropicale posizionata a poco più di 100 miglia dalla costa del Sud America per la precisione a meno di 80 miglia dalle famose isole Venezuelane di Los Roques. E’ lunga solo 39 chilometri e larga 5, per un totale di 290 chilometri quadrati. Uno sparuto puntino roccioso in un gigantesco Oceano Atlantico.
L’atmosfera che si respira qui è un po’ strana per alcuni versi è Caraibica, ma essendo un protettorato olandese si respira anche un po’ di atmosfera Europea. Qui si parla olandese, si mangia all’olandese e pure la birra è olandese.
L’attrazione principale dell’isola è il mare e la sua barriera corallina, sicuramente in tutto l’oceano Atlantico puo’ rivaleggiare solo con la famosa barriera di Roatan in Honduras come numero di pesci presenti, bellezza dei fondali e trasparenza dell’acque.
Nelle ultime due decadi Bonaire è stata considerate una delle migliori destinazioni dei caraibi dove poter fare immersioni con bombole e fare snorkeling ad altissimi livelli. Vista la sensibile attenzione del governo di quest’isola all’unica vera risorsa che hanno, nel 1979 tutte le acque che circondano l’isola sono state dichiarate parco naturale e protette dalla pesca commerciale.
L’isola di Bonarie è sempre rimasta in sordina rispetto alle altre isole che compongono le Antille Olandesi come le più famose Aruba e Curacao. Qui a Bonarie non esistono spiagge bianche chilometriche e albergoni da 1000 stanze, tutto è molto più a dimensione umana, con una manciata di hotels e zero turismo di massa sull’isola. Il 90% dei turisti qui sono subacquei che passano la maggior parte del loro tempo in acqua; per le strade di Bonarie infatti c’è sempre pochissima gente.
Bonarie offre quindi chilometri di costa totalmente inesplorati e a sud dell’isola possiamo trovare anche diverse miglia quadrate di flats i cui pesci hanno visto fino ad oggi veramente pochi pescatori. Durante la mia permanenza non ho incontrato un solo pescatore in tutta l’sola!



L’intento principale di questo mio viaggio era trovare una destinazione caraibica dove fosse possibile fare un po’ di pesca in solitario sia da riva che nelle flats alla ricerca di bonefish i. Questo perché praticamente nella maggior parte delle destinazioni per poter pescare nelle flats è necessario l’utilizzo di una guida di pesca ed anche di una barca. Il che non è assolutamente male in termini di resa, ma per il portafoglio sono dei veri e propri salassi. Quindi dopo una prolungata ricerca infruttuosa sono riuscito a reperire finalmente alcune informazioni frammentarie che indicavano che in questa piccola isola caraibica si poteva raggiungere comodamente in macchina le flats che si trovavano al sud dell’isola e qui poter incontrare un buon numero di bonefish. Le coste semi rocciose dell’isola, inoltre, ospitavano un discreto numero di predatori marini come tarpon, snook, barracuda e carangidi.
La ciliegina sulla torta fu lo scoprire che la compagnia di bandiera olandese KLM aveva appena istituito, come località di scalo tecnico per rifornimento carburate per gli aerei con destinazione Sud America, proprio quest’ isola. Era quindi possibile raggiungerla quindi molto comodamente. Qui poi sia il vitto che l’alloggio sono veramente a buon prezzo. Ecco quindi trovata la prima destinazione Caraibica per la pesca al bonefish fly&drive.
Per recarsi quindi a pescare i bonefish a Bonarie è piuttosto semplice, si prende la strada che costeggia la costa e ci si dirige verso il sud dell’isola. Lasciata la capitale dopo circa 15 minuti si arriva nei pressi delle saline dove vi è una azienda, la Cargil, che con giganteschi macchinari estrae il sale destinato poi ad essere venduto negli USA. Appena dopo questa azienda si trovano alla nostra sinistra miglia e miglia di flats.
Per trovare le zone migliori conviene proseguire ancora per alcuni chilometri fino ad arrivare a faro dell’isola. Qui si parcheggia e sempre alla nostra sinistra troveremo le zone che secondo la mia esperienza hanno dato i risultati maggiori. Ad ogni modo c’è solo l’imbarazzo nella scelta dei posti.
Qui l’altezza dell’acqua è di circa 30-40 centimetri ed il fondo è molto duro, quindi ci si puo’ spostare tranquillamente da una flats all’altra. Non ci sono alghe, ricci di mare o piccoli squali che possono dare noia come in altri hot spots. Il momento migliore per pescare in queste flats è il mattino dalle otto fino a circa l’ una. Questo perche’ al mattino sia la posizione del sole che la direzione del vento (presente tutto l’anno) sono ottimali per il lancio e per riuscire a scorgere i bonefish. Nelle flats di Bonarie non ci sono bonefish giganteschi, la taglia media va dal chilo al chilo e mezzo, ma la pesca è molto soddisfacente. Si possono trovare anche un buon numero di permit, piccoli snapper e barracuda.
Il pomeriggio puo’ essere dedicato a farsi un bel bagno in mare (non dimenticatevi la maschera) e lustrarsi gli occhi con la miriade di pesci predatori e non che si trovano lungo la barriera corallina.
Qui verso le sei di sera è buio, quindi solitamente dalle quattro e mezza alle sette mi recavo a fare dello spinning in mare sia nella parte sud, sud est dell’isola, molto battuta dai venti, ma con una elevata profondità vicino a riva, oppure nella parte ovest molto piu’ riparata. Uno spot decisamente produttivo è il lungo pontile dove la Cargil carica il sale sulle navi che attraccano. Qui vi consiglio anche di immergervi con pinne e maschera, io ho nuotato insieme a barracuda da oltre 10 chili, snook fino a 8-9 chili e una buona quantità di tarpon tra i 10 ed 1 30 chili, il tutto circondato da nuvole di milioni di piccoli google eye (pesci simili ai nostri sugarelli).
Non è facile catturare questi predatori in quaato sono praticamente satolli giorno e notte, basta che aprano la bocca e possono ingoiare uno dei piccoli pesci che li corcondano. Una buona dose di jack crevally si avvicinano ai piloni al calar del sole ed i tarpon si fanno molto meno sospettosi. Io sono riuscito ad agganciarne una dozzina, ma li ho persi tutti in quanto o si slamavano dopo i primi salti, oppure si infilavano in mezzo ai numerosi piloni del pontile. Ci voleva sicuramente una attrezzatura più pesante per poterli forzare subito. Gli soonk sono alquanto “bastardi” e smaliziati, ne ho agganciato solo uno con uno Skitter Pop della Rapala, molto grosso, sui 6-7 chili che di sfiga si è slamato vicino a riva.



Bonarie offre quindi due tipi principali di pesca; si puo’ pescare a spinning da riva sia dalle coste rocciose che nelle sabbiose flats, ma sia si puo’ anche affittare una imbarcazione e tentare la fortuna in acque più profonde per i predatori pelagici e non.
Infatti da novembre a circa meta’ aprile un gran numero di pesci predatori si avvicinano a questa isola. Possiamo trovare, marlin blue e bianchi, pesci vela, tonni yellowfin, lampughe, wahoo e molto altro ancora.
Bonarie si trova a soli 53 miglia dal famosissimo banco di La Guaira in Venezuela, hot spot molto conosciuto nel mondo degli appassionati e che in questo ultimo decennio a prodotto un altissimo numero di record del mondo sia in termini di quantita’ che qualita’. Quindi anche l’isola di Bonarie ha delle potenzialità che sono veramente enormi. La sola differenza è che non si devono fare 30-40 miglia prima di raggiungere le migliori zone, ma a solo un miglio dalla costa si puo’ incappare in un bel marlin.
Qui non esiste una gigantesca flotta di barche charter, ma solo tre. La migliore operazione charter è gestita da Chirs Morkos che si dedica a questa attività da più di 30 anni, una vera e proprio leggenda qui. Fu il primo a catturare marlin ed atri pesci pelagici con canna e mulinello ed in modo sportivo, e fu il primo a scoprire la presenza di bonefish e permit nelle flats. Attualmente detiene tutti i record per il pesci più grossi catturati a Bonarie.
Oltre quindi alla traina d’altura propone, pesca a bolentino, pesca agli squali di notte, pesca nel sottocosta e puo’ anche fare da guida e da istruttore per pescare i bonefish nella flats. Per chi volesse recarsi qui per pescare nelle flats e non avesse nessuna esperienza precedente vi consiglio di prendere Chris come guida almeno per un mattino così potra’ spiegarvi la tecnica di pesca e di approccio e potrete vedere dove esattamente poter trovare i bonefish.



Lo spinning effettuato in mari tropicali è sempre molto appassionante e l’effettuare questa pesca in acque trasparenti e non più profonde di un metro dà sicuramente un fascino maggiore.
Queste zone sono le famose flats che non sono altro che enormi distese piane con fondale sabbioso e melmoso di varia natura, intervallate da formazioni algacee di varia specie. Spesso sono perimetrate da mangrovieti più o meno fitti, luoghi questi ideali per il rifugio e la riproduzione dei vari pesci e dei suoi predatori.
Questi due ambienti sono il perfetto habitat per numerose specie di pesci predatori molto apprezzati per le loro caratteristiche di tenaci combattenti Abbiamo quindi bonefish, barracuda, tarpon, mangrove snapper, snook, squali limone e numerosi appartenenti alla famiglia dei carangidi come il permit, ed il jack crevalle.
Le flats, se da una parte ospitano un elevato numero di specie, presentano anche notevoli difficoltà al pescatore, poiché la sua presenza, data la scarsa profondità dell’acqua, è facilmente individuabile dal pesce. Un’altra penalizzazione e rappresentata dal mangrovieto che diventa un labirinto entro il quale il predatore allamato trova spesso scampo imbrigliando il filo nelle radici stesse di questa foresta acquatica.
Nelle varie riviste si è soliti leggere di pesca nelle flats con la tecnica della mosca e quasi sempre non si prende in considerazione la possibilità di pescare questi pesci con la tecnica dello spinning.
Questa tecnica risulta meno elaborata e forse più catturante rispetto alla mosca; infatti con la mosca vi è l’incombenza di effettuare lanci perfetti, anche con forte vento, e un falso lancio pregiudicherà tutta l’azione di pesca facendo fuggire a velocità supersonica la nostra preda. Con lo spinning almeno il lancio non è un problema e l’unica difficoltà del caso sarà individuare il pesce nell’acqua bassa ed indurlo ad abboccare.
La pesca può essere effettuata in due distinti modi: con l’aiuto della barca o camminando nei bassi fondali. In tutti e due i casi è quasi d’obbligo, per i meno avvezzi a questa pesca, la presenza di una guida che aiuti il pescatore nell’individuazione della preda.
Una volta individuato il soggetto o il branco, si procede all’avvicinamento; la guida indica via via al pescatore in che posizione si trova il pesce rispetto a lui, assumendo che egli si trovi con il viso rivolto a mezzogiorno: “pesce a ore nove” significa che la preda si trova a 90 gradi a sinistra del pescatore. Una volta a tiro si lancia l’artificiale nella direzione della preda.
Prendiamo ora in considerazione alcuni dei più apprezzati ed insidiati pesci presenti nelle flats: il fulmineo bonefish, il tarpon, il barracuda e i vari carangidi.
Il bonefish è un pesce molto nevrastenico e talvolta il suo nuotare a zig-zag sembra isterico; è sicuramente uno dei predatori più veloci in assoluto. Una volta agganciato, in una manciata di secondi, è in grado di sbobinare più di 50 metri di lenza.
Il lancio deve essere effettuato in modo tale che, recuperando, l’esca passi esattamente davanti al muso del bonefish: in ogni altro caso il pesce fugge. Una volta che l’esca è giunta davanti al pesce, è meglio tenerla immobile per un paio di secondi, quindi muoverla lentamente a piccoli saltelli. In tal modo l’attacco è immediato e violentissimo, tanto che il pesce si ferra da sé.
Il bonefish ha un peso medio che raramente supera i 2-3 chilogrammi anche se il record del mondo è di ben 8,6 chilogrammi. L’attrezzatura deve essere conseguentemente proporzionata e potremo utilizzare una comune canna da spinning usata nelle nostre acque per i persici trota, abbinata ad mulinello caricato con almeno 200 metri di 0,18-0,20. Come artificiali si possono utilizzare piccoli jig di materiale vinilico, del tipo di quelli utilizzati per le trote, montati su di un amo piombato; i colori più catturanti sono solitamente il bianco, il rosa, il giallo e l’arancione.
Il tarpon è un pesce che può raggiungere notevoli dimensioni, ben oltre il quintale, tuttavia gli esemplari che frequentano le flats generalmente sono di piccole e medie dimensioni. Ad ogni modo anche un piccolo tarpon è sempre un avversario di tutto rispetto; esso ama gli spazi aperti di queste immense lagune, ma può essere spesso trovato ai bordi degli intricati mangrovieti.
Una volta allamato compirà decine di salti fuori dalla superficie, molto spesso riuscendo a liberarsi. E’ un pesce piuttosto difficile da pescare con la tecnica dello spinning, non perché sia un problema farlo abboccare, ma perché grazie al fatto che l’interno della sua bocca è ricoperta da placche ossee in cui l’amo si ferra con grande difficoltà. Per affrontare prede di media taglia come attrezzatura conviene scegliere canne capaci di lanciare esche dai 40 ai 80 grammi abbinate a robusti mulinelli caricati con 200 metri di nylon dello 0,30-0,35. o trecciato da 20-30 libbre. Tra i migliori artificiali abbiamo Rapala dai 9 agli 11 centimetri, meglio se galleggianti, ed altre imitazione di pesciolini del tipo Strom, Yo-Zuri, Rebel. Solitamente le colorazioni più chiare sono le più catturanti. I popper sono altrettanto produttivi.
Abbiamo poi il barracuda, un pesce solitamente un po’ snobbato, ma che se combattuto con attrezzature proporzionate, è anch’egli un valido e tenace combattente. Nelle flats la taglia media solitamente si aggira intorno ai 5-8 chilogrammi ma non è raro incontrare esemplari di maggiore mole.
La sua difesa è caratterizzata da fughe sotto la superficie e da qualche salto fuor d’acqua. La dentatura del barracuda è così potente da riuscire a tagliare qualsiasi sezione di nylon: diventa praticamente d’obbligo l’utilizzo del cavetto d’acciaio, meglio se dalle 30 libbre in su.
Per quanto riguarda l’attrezzatura conviene orientarsi su di una canna con capacità di lancio che va dai 40 ai 60 grammi; il mulinello deve contenere almeno 150 metri di trecciato da 20 libbre. Minnows di varie colorazioni e cucchiaini ondulanti argentati sono tra le esche artificiali più utilizzate e funzionali.


Il barracuda è possibile trovarlo praticamente in ogni flats e mangrovieto tropicale; è un predatore solitario, e solo di rado può essere trovato in branco.
Spesso è possibile individuarlo fermo a mezz’ acqua, quasi dormisse, ma appena individuata la preda partirà all’attacco in una frazione di secondo.
Altri combattivissimi pesci che frequentano le acque basse sono le varie specie di carangidi Tra i carangidi più interessanti da insidiare abbiamo l’elusivo permit, e il jack crevalle (quest’ultimo ama sostare solitamente nei canaloni vicino alle flats)
Tutte le specie di carangidi sono possenti combattenti ed una volta allamati effettuano lunghissime ed interminabili fughe; sono dei veri e proprio treni del mare.
Il permit ama nutrirsi di molluschi, granchi e piccoli pesci ed è normalmente insidiato con piccoli jig simili a quelli utilizzati per il bonefish. E’ molto diffidente ed al più piccolo rumore o sospetto sparirà in una frazione di secondo, non lasciando il tempo al pescatore di effettuare neanche un lancio.
I jack crevally aggredisacono regolarmente minnows, cucchiaini e popper di superficie. Molto funzionali per questi pesci sono i Poper7 e 11 centimetri che con il loro movimento scoordinato a pelo d’acqua, attirano i predatori anche da grande distanza.
Per questi pesci il segreto sta nel recuperare l’artificiale in modo molto veloce, così da indurli ad abboccare senza nessun sospetto. Infatti, molto spesso si vede seguire l’artificiale da uno o più pesci ma senza che si verifichi la tanto sospirata abboccata. Personalmente in condizioni di acqua molto trasparente preferisco utilizzare ondulanti argentati tra i 7 e gli 11 centimetri; invece con acqua torbida o con acqua trasparente ma molto mossa, la mia scelta ricade sempre sui popper di superficie od al massimo minnows galleggianti.



Informazioni utili

COME RAGGIUNGERLA: Esistono due voli giornalieri diretti dalla capitale olandese Amsterdam. Da qui il volo è di circa 9 ore.
DOCUMENTI: I turisti italiani in viaggio all'isola di Bonaire, per un soggiorno
massimo di 90 giorni, necessitano del passaporto valido, del biglietto di ritorno o comunque di proseguimento del viaggio e della prenotazione alberghiera. Per una permanenza più lunga sull'isola occorre richiedere il visto.
FORMALITÀ DOGANALI: Al momento della partenza bisogna pagare una tassa aerea di 36 Naf (Euro 18 a persona).
VALUTA La valuta ufficiale dell'isola di Bonaire è il gulden o fiorino della Antille olandesi suddiviso in 100 cents (nelle banche è abbreviato Naf, mentre nei negozi Fls). Un Euro equivale a 1,55 fiorini delle Antille olandesi. I migliori alberghi, ristoranti e negozi accettano le carte di credito più diffuse (Visa, MasterCard, American Express, Diners Club).
LINGUA: la lingua ufficiale è il Papiamentu, ma è ampiamente parlato l’inglese e lo spagnolo oltre ovviamente all’olandese
FUSO ORARIO: Rispetto all’ora italiana quella di Bonaire è indietro di 5 ore.
ELETTRICITÀ: La corrente è a 127 Volt; in alcuni hotel è possibile trovare la corrente a 220 Volt come in Italia; le prese sono bipolari e tripolari lamellari quindi conviene portare un adattatore.
VACCINAZIONI: Non esistono particolari obblighi per quanto riguarda le vaccinazioni.
CHIAMATE TELEFONICHE Chiamate Italia - Bonaire: comporre il prefisso internazionale 00599, l’indicativo urbano, quindi il numero desiderato.Chiamate Bonaire - Italia: comporre il consueto prefisso internazionale 0039, l’indicativo urbano con lo zero, quindi il numero desiderato. I cellulari prendono un po’ su tutta l’isola.Per accedere a Internet esiste un cybercafé a Kralendijk e per usufruire del servizio e-mail vi è un chiosco internet pubblico che funziona a gettoni a Harborside Mall (Kralendijk).
HOTELS & Co: A Bonarie ci sono diversi tipi di scelte dove si puo’ soggiornare. Puoi state in piccoli o medi hotel, oppure affittare una stanza in uno dei numerosi centri diving che si trovano sull’isola, oppure puoi affittare un piccolo appartamento. Duranate il mio soggiorno mi sono appoggiato al Wannadive Hut un centro diving a meno di 5 minuti dalla capitale Kralendijk , piuttosto rustico, ma molto ben pulito e con un costo abbordabile (Euro 38 al giorno)
RISTORANTI: Nella capitale dell’isola esistono un buon numero di ristoranti, si mangia decisamente bene e in alcuni con prezzi veramente bassi. Personalmente ho mangiat al: City Café, Kontoiki Beach Club, The Beefeater, Donna&Giorgio restaurant.
NOLEGGIO: Per girare Bonaire o semplicemente per recarsi a pescare è essenziale affittare una autovettura. All’’aeroporto si possono noleggiare auto dalle piu’ rinomante marche come: Avis, Hertz, Budget, ma ci sono anche degli operatori locali che offrono prezzi migliori.


Contatti a Bonaire

L’ufficio del turismo delle Antille Olandesi e quindi di Bonarie qui in Europa è:

Basis Communicatie B.V.
Mariettahof 25-29
P.O. Box 472
NL-2000 AL Haarlem
The Netherlands
Fax: 31 (0)23 5430 730
email: europe@tourismbonaire.com

Per informazioni a carattere generale e che vi possono essere utili nell’organizzare una vacanza in questa isola vi consiglio di visitare i siti web:

http://www.infobonaire.com/
http://www.bonaire-travelguide.com/
http://www.bonairepros.com/
http://www.bonairefishing.com/

Se volete dedicarvi sia alla pesca del bonefish sia alla pesca in mare la migliore guida qui è come detto Capt. Chris Morkos e puo’ essere contattato tramite la sua
e-mail: info@piscatur.com oppure tramite il suo sito web: www.piscatur.com





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