CUBA (Giardini della Regina)




L’isola di Cuba è sempre stata sinonimo di acque cristalline e lunghissime sabbie bianche, una vera e propria perla dei Carabi. Cuba, chi non l’ha sognata!!
Gente simpatica ed ospitale, ritmi latini. Un sigaro, forse...sicuramente un bicchierino di buon rum per entrare nel clima giusto, quello del divertimento e della gioia contagiosa. Il tutto abbinato ad una buona vacanza di pesca, cosa c’è di meglio?
Anche per quanto riguarda la pesca è stata molto rinomata fin dagli anni quaranta quando Hemingway e alcuni pionieri si recavano a pescare nella corrente del Golfo che lambisce la parte superiore dell’isola. Marlin blu, marlin bianchi ed una miriade di pesci pelagici erano le principali prede.
Nell’ultimo decennio, invece, questa isola è diventata sempre più popolare per la pesca nelle sue numerosissime e vergini flats, che si possono trovare lungo tutta la costa meridionale dell’isola. Migliaia di turisti pescatori si sono recati in questi ultimi anni a pescare in questa isola, una vera e propria perla dei Carabi che offre ancora molto da scoprire con zone totalmente vergini dal punto di vista pescatorio.



Acque trasparenti e limpidissime e non più profonde di due metri con fondale sabbioso di varia natura, intervallate da formazioni algacee di varia specie sono le famose flats,
Spesso sono perimetrate da mangrovieti più o meno fitti, luoghi questi ideali per il rifugio e la riproduzione dei vari pesci e dei suoi predatori.
Questi due ambienti sono il perfetto habitat per numerose specie di pesci predatori molto apprezzati per le loro caratteristiche di tenaci combattenti Abbiamo quindi bonefish, barracuda, tarpon, mangrove snapper, mutton snapper, snpper cubera, snook, squali limone e numerosi appartenenti alla famiglia dei carangidi come il permit, il jack crevalle, e il golden trevally,.
Le flats, se da una parte ospitano un elevato numero di specie, presentano anche notevoli difficoltà al pescatore, poiché la sua presenza, data la scarsa profondità dell’acqua, è facilmente individuabile dal pesce. Un’altra penalizzazione e rappresentata dal mangrovieto che diventa un labirinto entro il quale il predatore allamato trova spesso scampo imbrigliando il filo nelle radici stesse di questa foresta acquatica.


Nelle varie riviste si è soliti leggere di pesca nelle flats con la tecnica della mosca e quasi sempre non si prende in considerazione la possibilità di pescare questi pesci con la tecnica dello spinning.
Questa tecnica risulta meno elaborata e forse più catturante rispetto alla mosca; infatti con la mosca vi è l’incombenza di effettuare lanci perfetti e un falso lancio pregiudicherà tutta l’azione di pesca facendo fuggire a velocità supersonica la nostra preda. Con lo spinning almeno il lancio non è un problema e l’unica difficoltà del caso sarà individuare il pesce nell’acqua bassa ed indurlo ad abboccare.
La pesca può essere effettuata in due distinti modi: con l’aiuto della barca o camminando nei bassi fondali. In tutti e due i casi è quasi d’obbligo la presenza di una guida che aiuti il pescatore nell’individuazione della preda. Per la pesca con la barca si utilizzano scafi specifici che hanno un fondo piatto e una pedana di avvistamento rialzata per la guida. Una volta individuato il soggetto o il branco, si procede all’avvicinamento spostando la barca con una pertica di legno per non spaventare le prede; la guida indica via via al pescatore in che posizione si trova il pesce rispetto a lui, assumendo che egli si trovi con il viso rivolto a mezzogiorno: “pesce a ore nove” significa che la preda si trova a 90 gradi a sinistra del pescatore. Una volta a tiro si lancia l’artificiale nella direzione della preda.
Per sfruttare al meglio le potenzialità delle flats e dei mangrovieti è bene essere in possesso di una tecnica di lancio precisa, di buona vista (gli occhiali polarizzanti sono d’obbligo) e le frizioni ben serrate per impedire al pesce di raggiungere anzi tempo le radici delle mangrovie.
Sull’isola di Cuba le migliori e più rinomate zone sono le flats nei pressi della Baia dei Porci, le falts della zona di Salinas, quelle intorno l’isola di Cayo Largo e le flats del famoso arcipelago dei Giardini della Regina.




Prendiamo ora in considerazione alcuni dei più apprezzati ed insidiati pesci presenti nelle flats: il fulmineo bonefish, il tarpon, il barracuda e i vari carangidi.
Il bonefish è un pesce molto nevrastenico e talvolta il suo nuotare a zig-zag sembra isterico; è sicuramente uno dei predatori più veloci in assoluto. Una volta agganciato, in una manciata di secondi, è in grado di sbobinare più di 100 metri di lenza.
Il lancio deve essere effettuato in modo tale che, recuperando, l’esca passi esattamente davanti al muso del bonefish: in ogni altro caso il pesce fugge. Una volta che l’esca è giunta davanti al pesce, è meglio tenerla immobile per un paio di secondi, quindi muoverla lentamente a piccoli saltelli. In tal modo l’attacco è immediato e violentissimo, tanto che il pesce si ferra da sé.
Il bonefish ha un peso medio che raramente supera i 2-3 chilogrammi anche se il record del mondo è di ben 8,6 chilogrammi. L’attrezzatura deve essere conseguentemente proporzionata e potremo utilizzare una comune canna da spinning usata nelle nostre acque , quindi una 2.40 con potenza 20/40 grammi, abbinata ad mulinello caricato con almeno 200 metri di nylon 0,20-0,22 od un trecciato da 0.10 o 0.12. Come artificiali si possono utilizzare piccoli jig di materiale vinilico, del tipo di quelli utilizzati per le trote, montati su di un amo piombato; i colori più catturanti sono solitamente il bianco, il rosa, il giallo e l’arancione.


Il tarpon è un pesce che può raggiungere notevoli dimensioni, ben oltre il quintale, tuttavia gli esemplari che frequentano le flats generalmente sono di piccole e medie dimensioni. A Cuba la taglia media si aggira suo 10-20 chilogrammi. Ad ogni modo anche un piccolo tarpon è sempre un avversario di tutto rispetto; esso ama gli spazi aperti di queste immense lagune, ma può essere spesso trovato ai bordi degli intricati mangrovieti.
Una volta allamato compirà decine di salti fuori dalla superficie, molto spesso riuscendo a liberarsi. E’ un pesce piuttosto difficile da pescare con la tecnica dello spinning, non perché sia un problema farlo abboccare, ma perché grazie al fatto che l’interno della sua bocca è ricoperta da placche ossee in cui l’amo si ferra con grande difficoltà. In una giornata dedicata alla pesca di questi pesci sono riuscito ad allamarne più di una dozzina e a portare a compimento il combattimento in solo due casi.
Per l’attrezzatura conviene scegliere canne capaci di lanciare esche dai 60 ai 80 grammi o superiore abbinate a robusti mulinelli caricati con 250 metri di trecciato da 40-50 libbre. Tra i migliori artificiali abbiamo Rapala dai 9 agli 11 centimetri, meglio se galleggianti, ed altre imitazione di pesciolini del tipo Storm, Lhur Jensen. Molto producenti anche poppers da 10-14 centimetri della Williamson, Halco e Hart. Solitamente le colorazioni più chiare sono le più catturanti.
Abbiamo poi il barracuda, un pesce solitamente un po’ snobbato, ma che se combattuto con attrezzature proporzionate, è anch’egli un valido e tenace combattente. Nelle flats la taglia media solitamente si aggira intorno ai 3 - 6 chilogrammi ma non è raro incontrare esemplari di maggiore mole.
La sua difesa è caratterizzata da fughe sotto la superficie e da qualche salto fuor d’acqua. La dentatura del barracuda è così potente da riuscire a tagliare qualsiasi sezione di nylon: diventa praticamente d’obbligo l’utilizzo del cavetto d’acciaio, meglio se dalle 60 libbre in su.
Esso è inoltre in grado di segnare profondamente e a volte distruggere i nostri artificiali, soprattutto quelli in legno tipo i Rapala, è bene quindi munirsi di una buona scorta di queste esche, sarebbe un vero peccato non averne proprio quando questi pesci mangiano.
Per quanto riguarda l’attrezzatura conviene orientarsi su di una canna da 2.70 con capacità di lancio che va dai 40 ai 60 grammi; il mulinello deve contenere almeno 150 metri dello di trecciato da 30 libbre. Minnows di varie colorazioni dai 10 ai 18 centimetri e cucchiaini ondulanti argentati sono tra le esche artificiali più utilizzate e funzionali.


Il barracuda è possibile trovarlo praticamente in ogni flats e mangrovieto tropicale; è un predatore solitario, e solo di rado può essere trovato in branco.
Spesso è possibile individuarlo fermo a mezz’ acqua, quasi dormisse, ma appena individuata la preda partirà all’attacco in una frazione di secondo.
Altri combattivissimi pesci che frequentano le acque basse sono le varie specie di carangidi. Per la verità questi tendono a stazionare nei vari canaloni con acqua più profonda, ma si spingono spesso nelle flats alla ricerca di cibo.


Tra i carangidi più interessanti da insidiare abbiamo l’elusivo permit, ed il jack crevalle.
Tutte le specie di carangidi sono possenti combattenti ed una volta allamati effettuano lunghissime ed interminabili fughe; sono dei veri e proprio treni del mare.
Il permit ama nutrirsi di molluschi, granchi e piccoli pesci ed è normalmente insidiato con piccoli jig simili a quelli utilizzati per il bonefish. E’ molto diffidente ed al più piccolo rumore o sospetto sparirà in una frazione di secondo, non lasciando il tempo al pescatore di effettuare neanche un lancio.
I trevally aggrediscono regolarmente minnows, cucchiaini e altri artificiali di superficie. Molto funzionali per questi pesci sono i popper della da 9 e 14 centimetri che con il loro movimento scoordinato a pelo d’acqua, attirano i predatori anche da grande distanza.
Per questi pesci il segreto sta nel recuperare l’artificiale in modo molto veloce, così da indurli ad abboccare senza nessun sospetto. Infatti, molto spesso si vede seguire l’artificiale da uno o più pesci ma senza che si verifichi la tanto sospirata abboccata.
Il peso di questi pesci può arrivare fino ad oltre 20 chilogrammi come nel caso del jack crevalle e di conseguenza l’attrezzatura dovrà essere piuttosto robusta; la stessa utilizzata per il tarpon o per i barracuda può andare bene.


Per il permit conviene munirsi di una canna e mulinello più leggeri in quanto questi pesci raramente eccedono i 10 chilogrammi; quella utilizzata per il barracuda è la scelta migliore, con il vincolo di non impiegare fili al di sotto dello 0,30 o trecciato equivalente. Le stesse esche utilizzate per i bonefish vanno bene; molto catturanti sono le imitazioni di piccoli granchi.
Ai margini delle flats si possono trovare gli snapper cubera e i mangrove snapper. Per i primi, occorre la stessa attrezzatura impiegata per i tarpon in quanto qui possono raggiungere e superare i 20 chilogrammi. Invece i mangrove snapper sono molto più piccoli, la taglia media è di circa 1 chilo, ma sono altrettanto combattivi e divertenti da catturare con attrezzature leggere.



I pesci più ricercati nella pesca nelle flats dell’isola di Cuba sono quattro: bonefish, tarpon, permit e barracuda. I primi tre sono dei veri e propri “must”, per il barracuda, per lo più è una cattura accidentale mentre si è intenti a pescare glia altri tre predatori. Ad ogni modo è un avversario di tutto rispetto.

Bonefish: Spesso chiamato il fantasma della flats, grazie alla sua particolare colorazione che lo rende facilmente mimetizzabile sui fondali sabbiosi. Ama spostarsi in branco, spesso numerosi anche di 50-60 esemplari ed oltre. Gli esemplari più grossi invece tendono ad essere solitari. Si nutre solitamente di piccoli pesci, crostacei ed altri invertebrati. E’ sicuramente il re di questi bassi fondali.

Tarpon: Se bonfish è il re delle flats, il tarpon è l’imperatore. Solitamente gli esemplari più grossi amano spostarsi in acque più profonde, ma nei presse delle mangrovie pesci dal peso variabile dai 5 ai 20 chilogrammi possono essere catturati. Esso è un famelico predatore e ama predare solitamente in piccoli gruppi di 3-4 esemplari. Una volta allamato compirà numerosissimi salti fuori dall’acqua. Grazie alle placche ossee che ricoprono l’interno della sua bocca, sarà sempre molto difficile ottenere delle solide abboccate. Molto spesso si libererà dopo la prima fuga e i primi salti. L’attuale record del mondo per questo pesce è un gigante di 130 chilogrammi.


Permit: Il permit è sicuramente il pesce più elusivo e sospettoso di tuttel le flats mondiali. Anche per questo vi è una notevole schiera di pescatori che ne tenta la cattura con perseveranza. Il difficile nonè trovarlo, ma farlo abboccare, il più delle volte rifiuterà l’esca anche se manovrata sapientemente.
Ha un peso medio che va dai 4 ai 6 chili, ma esemplari di oltre i 10 chili sono spesso catturati.

Barracuda: Il barracuda è sicuramente il pesce più infestante che c’è a Cuba. Lo si cattura dappertutto ed in quantità notevoli. Si va dai piccoli esemplari di un paio di chili, fino a grossi calibri che possono abbondantemente superare i 10 chili. E’ un pesce che non va troppo per il sottile, e attaccherà senza problemi qualunque artificiale vedrà passare vicino a lui. Spesso e volentieri quando si allamano piccoli pesci, grossi barracuda, vedendoli in difficoltà, li attaccheranno senza andare troppo per il sottile.



Una valida esperienza di pesca nelle flats la si può fare nell’arcipelago dei Giardini della Regina che si trovano nella parte meridionale dell’isola di Cuba. Questa zona è considerata parco marino, quindi è vietata qualsiasi attività di pesca professionistica.
Da numerosi anni al centro di questo arcipelago è stato posizionato una grossa chiatta trasformata in un rustico, ma confortevole hotel galleggiante; la “Tortuga”, un vero e proprio sogno per i pescatori. Pur trovandosi in mezzo al nulla, le camere sono dotate di ogni confort, dall’aria condizionata all’acqua calda. A sostegno di esso vi è ovviamente un buon numero di veloci imbarcazioni e di guide professioniste che conoscono palmo a palmo tutta la zona. La proprietà e gestione è italiana, quindi nulla da che obbiettare riguardo la perfetta organizzazione, l’accoglienza e soprattutto l’ottima cucina italiana.
L'equipaggio è cubano, mentre lo skipper e il responsabile sono italiani. Le comunicazioni con il mondo esterno sono assicurate anche da un telefono satellitare.
Non esiste nessuna regolamentazione di pesca, anche se il rilascio del pesce è vivamente consigliato. Per pescare nel parco marino dei Giardini della Regina è necessario munirsi di permesso di pesca (USD 90 per persona) da pagarsi in loco;
Per ulteriori informazioni e prenotazioni:Filippo Invernizzi E-mail : avalon@avalons.net http://www.avalons.net/


SENEGAL

La capitale africana del pesce vela: Dakar










GUINEA BISSAU


La Guinea Bissau è un piccolo stato africano affacciato sull’oceano Atlantico ed incastonato tra il Senegal e la Guinea Conackry; a circa 25 miglia al largo della costa vi è l’arcipelago delle Bijagos, costituito da una trentina di isole principali ed una miriade di altri piccoli isolotti che sono l’ habitat ideale di numerosissimi predatori stanziali e non. Qui la profondità media si aggira intorno ai 7/8 metri con al massimo zone che raggiungono i cinquanta metri, questo imprime alle distese d’acqua quelle colorazioni tendente al verde chiaro tipica dei mari tropicali.
La varietà delle tecniche e dei pesci insidiabili fanno dell’arcipelago delle Bijagos, un vero e proprio hot spot particolarmente apprezzato dagli amanti del light-tackle e della pesca allo squalo.
Tarpon, enormi jack crevalle, barracuda, otholite, snapper cubera, cobia, razze violino, squali nutrice e colossali squali martello e tigre sono le prede più ricercate dagli appassionati che ogni anno si recano in questo sperduto angolo d’Africa.


Ho visitato questo vero e proprio paradiso nel mese di novembre scegliendo il più rinomato ed apprezzato centro di pesca delle Bijagos: Il Bijagos Tarpon Club (l’ex Acja Club). Questo piccolo centro di pesca è gestito da appassionati pescatori francesi, il tutto coordinato dalla simpaticissima Odile e dal famoso giornalista e guida di pesca Patrick Sebile. Il Club è formato da 10 graziosi bungalow immersi nella lussureggiante vegetazione e dispone di 7 imbarcazioni di 5 e 6 metri motorizzate con fuoribordo da 40 hp. I luoghi di pesca non sono mai molto lontani dalla spiaggia del Club, peraltro molto pescosa, e in 10 o al massimo 20 minuti si può arrivare nel punto prescelto per la pesca. La stessa spiaggia del club è letteralmente invasa da numerosi branchi di piccole sardine e da muggini, di conseguenza problemi per la ricerca di vivo e di esche fresche non ce ne sono.
La settimana tipo è costituita da sei giornate di pesca veramente dure e faticose e per chi ne ha ancora la forza dopo 10-12 ore di pesca sotto il sole, durante la notte può dedicarsi al surf casting.


Durante la mia vacanza ho voluto provare più tecniche possibili, dal surf alla traina, dalla pesca con il vivo o il morto allo spinning pesante con popper di superficie, dalla pesca ai grossi squali con attrezzature stand up allo spinning volto alla cattura di jack crevalle con attrezzature ultraleggere. Unico rammarico non aver avuto il tempo materiale per dedicarmi alla pesca a mosca.


La settimana è stata veramente entusiasmante e ha visto la cattura di numerosi squali tigre, il più grosso con un peso di 350 chilogrammi, alcuni tarpon di
piccola taglia, intorno ai 8-12 chilogrammi, sia a spinning che con l’esca morta.
Due belle otholite di circa sette chilogrammi hanno allietato una nottata passata pescando a surf casting iniziata decisamente male, con la perdita di due grossi barrracuda e di un fantomatico pesce che ha rotto il terminale d’acciaio da 90 libbre. La traina ha regalato sia grossi jack crevalle fino ad un massimo di 14 chilogrammi, sia numerosissimi barracuda, di peso compreso tra i 2 e i 16 chilogrammi, che si sono divertiti a maciullare i nostri Rapala.


Anche lo spinning ha dato buone soddisfazioni, nessun grosso pesce, ma principalmente tanti jack crevalle di taglia media; addirittura una mattina PJ, il mio compagno di pesca per quella giornata, con un lancio è riuscito a catturare due jack di circa 3 chilogrammi di peso. Il primo pesce ha attaccato l’esca rimanendo ferrato sull’esterno della bocca e una volta giunto vicino alla riva, il secondo ha afferrato l’artificiale che penzolava rimanendovi ferrato.


Le tecniche di pesca, all’interno dell’arcipelago delle Bijagos, sono molteplici come pure i vari luoghi specifici per il pesce che si vuole insidiare.
La tecnica sicuramente più praticata è la traina che si effettua, durante l’alta marea, nelle vicinanze delle foreste di mangrovie dove i piccoli muggini trovano riparo, oppure, durante le fasi di bassa marea, nei vari canaloni sabbiosi che si formano tra un’isola e un’altra dove i malcapitati muggini si ammassano senza possibilità di riparo facendo la gioia di barracuda, jack crevalle, snapper e tanti altri predatori.

Tecniche altrettanto producenti sono lo spinning e la mosca che possono essere effettuate sia dalla barca all’avvistamento di piccole mangianze, oppure camminando lungo le bellissime spiagge delle varie isole dell’arcipelago.
Ugualmente affascinante è la pesca con barca ancorata, con l’esca morta o con grossi muggini vivi sia sul fondo che a galleggiante, che è indirizzata a predatori di taglia come: barracuda, snapper, grossi cobia e ai sospettosi tarpon. Con queste tecniche non si punta molto al numero di pesci che si riescono a pescare ma alla qualità e alle dimensioni delle prede. Queste pesche sono effettuate al centro di piccoli canali tra le varie isole o in ben precisi canaloni sottomarini che, al cambio di marea, sono regolare punto di passaggio di grossi predatori.
Grossi tarpon con pesi superiori ai 100 chilogrammi sono stati allamati e catturati come anche i grossi squali nutrice e le combattive razze violino. Questi ultimi due pesci possono raggiungere pesi ragguardevoli, più di 100 chilogrammi per il primo e intorno al mezzo quintale per il secondo. Le esche principe per questi pesci sono i tranci di spanish makerel o grossi muggini morti innescati su ami 8/0 o 10/0.


Un altro predatore molto ricercato a causa della sua sospettosità, ma dotato di estrema combattività e resistenza è l’otholite, un pesce molto simile al boccadoro che abitualmente ama spostarsi in branchi e quindi abboccate multiple diventano quasi una costante. Questo pesce è insidiato esclusivamente con l’esca viva e con attrezzature medio-leggere in quanto al massimo può raggiungere il peso di 14 chilogrammi, ma la taglia media si aggira intorno ai 7/8 chilogrammi.
Con la tecnica del surf casting, invece, si possono catture un’infinità di pesci, dai piccoli pesci gatto di mare che al massimo raggiungono il chilogrammo di peso ai grossi snapper cubera e cobia che possono superare facilmente i 35 chilogrammi.


La pesca ai grossi squali tigre e martello sono il pezzo forte del Club. La scorsa stagione in 63 giorni di pesca a questi pesci sono stati catturati 49 tigre, 9 martello e 7 toro. Nelle prime settimane della stagione 97/98 su 17 uscite sono stati registrati 39 strikes e 21 squali tigre catturati o rilasciati dal peso variabile tra i 100 e i 350 chilogrammi.
Tanto per intenderci al Bijagos Tarpon Club uno squalo di 100-150 chilogrammi è considerato molto piccolo; per essere uno squalo buono deve essere tra i 250 e i 300 chilogrammi, sopra i 400 è invece considerato grosso. Attualmente il peso medio è intorno ai 250 chilogrammi, ma lo squalo più grosso catturato dalle barche del club e un tigre di ben 522 chilogrammi.
Mi sono state narrate storie di epici combattimenti, di cui uno effettuato di notte per ben 9 ore e 15 minuti prima che il grosso squalo riuscisse a rompere il nylon da 80 libbre. Un altro combattimento, terminato sempre con la vittoria del pesce, Þ durato circa 6 ore, durante le quali il grosso squalo tigre ha trascinato l’imbarcazione per circa 42 miglia; una volta giunto sotto bordo è riuscito a tranciare letteralmente il terminale d’acciaio da 600 libbre. Lo squalo è stato stimato più di 6 metri di lunghezza, in quanto era lungo un bel po’ più dell’imbarcazione lunga 5 metri. Essendo il record mondiale di questo pesce 807 chilogrammi e con una lunghezza di cinque metri e mezzo, questo squalo era sicuramente un esemplare di più di 1000 chilogrammi.
L’unica problematica di questa pesca è che utilizzando piccole imbarcazioni dopo la cattura di un grosso squalo, nella impossibilità di issarlo a bordo, si deve obbligatoriamente ritornare al club rimorchiando il pesce legato dietro la barca.


L’unico modo per pescare più di uno squalo per giornata è quello di liberarlo una volta giunto sotto bordo tagliando il terminale d’acciaio.
In queste acque ci sono talmente tanti squali che non è necessario attirarli con sacchi di brumeggio o pasturando con grossi pezzi di pesce, ma basta recarsi in determinati punti di passaggio, gettare l’ancora, piazzare le due grosse esche in prossimità del fondo e aspettare pazientemente. Due o tre strikes per giornata sono pressochè garantiti. Infatti dopo lunghe ricerche Patrick Sebile e soci hanno trovato dei lunghi canaloni sottomarini con profondità variabile tra i 30 e i 50 metri dove ad ogni cambio di marea i grossi squali transitano regolarmente. Questa pesca infatti praticata nelle due ore precedenti e nelle due ore successive il cambio di marea.
Per chiunque vorrà tentare di battere un record mondiale IGFA, il Club dispone di una bilancia da 2000 libbre regolarmente omologata.
A tutti coloro che vorranno recarsi in Guinea Bissau un imbocca al lupo e buon divertimento.




I pesci delle Bijagos

L’arcipelago delle Bijagos, come gran parte della costa occidentale dell’Africa, ospita una gran varietà di pesci predatori di notevole spessore.
Qui in Guinea Bissau i più rappresentativi sono i grossi squali tigre, i jack crevally, il Guinean barracuda ed ovviamente i tarpon. Questi pesci li si possono trovare durante tutto l’arco della stagione di pesca che qui va all’incirca da ottobre ad aprile.

Squalo tigre (Galeocerdo Cruvier): E’ un pesce molto presente in questo arcipelago, forse il migliore posto al mondo dove poterlo pescare quasi con sicurezza matematica all’interno di una settimana di pesca mista. Ce ne sono davvero molti e la taglia media qui può variare dai 150 ai 300 chilogrammi di peso. La cosa bella è che qui vengono catturati tutti con la tecnica dello stand-up, cioè combattuti in piedi. Un vera e propria lotta. Pesci con peso prossimo ai 1000 chili sono stati agganciati da fortunati clienti di questo lodge.

Tarpon (Megalops Atlanticus): La pesca in modo mirato ai tarpon è stata recentemente scoperta qui alle Bijagos, diciamo che risale a 5-6 anni fa. E’ stato infatti necessario un lungo studio e numerossissime giornate di prova per capire esattamente dove andare a catturali e quali fossero le tecniche migliori. La taglia media qui è sugli 80 chilogrammi, ed esemplari di oltre 100 chili sono regolarmente catturati. E’ proprio in questo lodge che è stato catturato il tarpon record mondiale IGFA di ben 130 chili tondi

Guinean Barracuda (Spyranea Afra): Questo tipo di barracuda è originario della parte occidentale dell’Africa e qui alle Bijagos è forse il predatore più facilmente catturabile, ce ne sono davvero molti e di tutte le taglie. Per la precisione si possono catturare pesci da pochi chili fino ad oltre i 20-25 chili. Lo si trova a ridosso delle pass sabbiose che ci sono tra un isola e l’altra e a ridosso dei folti branchi di muggini che popolano queste acque. L’attuale record del mondo di questo pesce è un esemplare gigantesco di 45 chilogrammi catturato in Gabon nel 2002

Jack Crevalle (Caranx Hippos). Forse il pesce più combattivo in assoluto in relazione al suo peso. E’ principalmente pescato con la tecnica dello spinning con i popper poiché è la più entusiasmante e coinvolgente. Qui si possono catturare pesci dai 3-4 chili fino ad esemplari di oltre 10 chilogrammi. Ogni stagione vengono anche catturati colossi con peso vicino ai 15 chili. L’attuale record del mondi di questo pesce è un esemplare di 26 chilogrammi catturato in Angola nel 2000


Notizie Utili

Come arrivare Voli Alitalia, TAP (Linee Aeree Portoghesi), Air France collegano regolarmente le principali capitali europee con Dakar in Senegal. Qui si verrà accolti da un rappresentante del club ed accompagnati ad un hotel nel centro di Dakar o sul mare. La mattina seguente si prenderà un volo per la capitale Bissau (circa 1 ora). Qui si verrà nuovamente accolti da un altro rappresentante del Bijagos Tarpon Club ed una volta arrivati al porto si raggiungerà l’isola di Bubaque con un motoscafo veloce in circa 2 ore.

Documenti ed altro: passaporto in corso di validità

Clima Tropicale temperato, con una temperatura media di 28°. A maggio inizia la stagione delle piogge e termina a ottobre

Lingua: Dialetti locali, creolo, portoghese e saltuariamente il francese.

Vaccinazioni: Obbligatoria la vaccinazione per la febbre gialla e facoltative la profilassi antimalarica.

Valuta: La valuta della Guinea Bissau fa parte dell’area del Franco Cfa (Communauté Financiaire Africaine). Si trovano banconote da 10.000, 5.000, 2.500, 1.00 e 500 franchi Cfa; monete da 250, 100, 50, 25, 10, 5 e 1 franco Cfa.

Ambasciata d’Italia competente per la Guinea Bissau è quella del Senegal a Dakar: Rue Alpha Achamiyou Tall, tel. 00221-8220578,00221-8220076, fax 00221-8217580, e-mail: ambitsen@sentoo.sn, home page: www.ambitaliadakar.sn.
Consolato onorario italiano a Bissau: C.Plaza Titina Sila, 12, Bissau. Tel. satellitare: 00871-762002910, fax satellitare: 00871-762002912.Consolatociata della Guinea Bissau in Italia: via Nomentana 222, 00162 Roma, tel. 06/86322833.
Per maggiori informazioni sui lodges che propongono la pesca in Guinea Bissau visitate il sito: