BRASILE -Amazzonia-
I libri e gli atlanti mostrano che il Rio delle Amazzoni nasce sulle Ande e sfocia dopo migliaia di chilometri nell’Oceano Atlantico. In Brasile, o meglio, nella regione Amazzonica dicono, invecie, che ufficialmente il Rio delle Amazzoni nasce dalla città di Manaus, cioè al centro dell’Amazzonia. Effettivamente hanno ragione poiché è da questa città che si incontrano i due fiumi Rio Solimoes e Rio Negro dando così vita al famoso fiume amazzonico.
Una così vasta massa d’acqua ospita proporzionalmente una vasta quantità’ di pesci, di fatti sono catalogati più di 400 tipi di pesci diversi. Molti di essi sono pesciolini colorati di piccole dimensioni, quelli che poi finiscono negli acquari di tutto il mondo. C’è pero’ anche un folto numero di pesci predatori insidiabili sportivamente con esche artificiali, il cui il più apprezzato è il peacock, una sorta di grosso persico trota, ma anche un buon numero di pesci gatto il cui peso può variare da pochi etti fino ad oltre 200 chili come nel caso del piraiba.
Dove, come e quando
L’Amazzonia abbraccia differenti stati sudamericani come il Venezuela, la Guyana, la Colombia, la Bolivia, ma è il Brasile la meta solitamente più gettonata e quella che ho scelto per il mio viaggio di pesca.
Raggiungere Manaus, che è la città Brasiliana più importante lungo il Rio delle Amazzoni e da dove si parte per ogni destinazione di pesca del nord dell’Amazzonia., non è proprio una passeggiata.
Il viaggio per arrivarci è piuttosto lungo, sia Alitalia che Varig propongono voli pluri settimanali per la capitale brasiliana San Paolo con un volo approssimativo di 12 ore e mezza. Da San Paolo vi è poi la coincidenza per Manaus il cui volo dura 3 ore e mezza.
Questa è l’opzione migliore altrimenti bisognerebbe partire dall’Italia alla volta di Madrid e poi proseguire per Miami (USA) e prendere la coincidenza per Manaus.
In Amazzonia sono possibili 3 tipi di programmi di pesca: il primo consiste nell’appoggiarsi ad un lodge e quindi raggiungibile tramite idrovolante (in 2 o3 ore); questa opzione è di sicuro la più comoda, ma ogni giorno può comportare lo spostamento coi barchini da pesca per 2 o 3 ore prima di poter iniziare a pescare poiché si devono raggiungere i posti più isolati e pescosi.
La seconda opzione, ed è quella che ho scelto io, è quella di utilizzare una piccola nave da crociera, e con annessi barchini da pesca, partire da Manaus e risalire o discendere il fiume fino a raggiungere la zona desiderata. Ad ogni modo le zone considerate pescose sono piuttosto distanti ed è quindi necessario navigare anche per più di 24 ore prima di poter lanciare le nostre esche in acqua. Durante questa intera noiosa giornata di navigazione ci si può sempre riposare del lungo viaggio aereo fatto e preparare con tutta calma l’attrezzatura; ad ogni modo è pur sempre una bella rottura!!
La terza opzione, che è sicuramente la migliore, anche se la più costosa, è quella di avvalersi sempre della piccola nave e farla partire due giorni prima del nostro arrivo in modo che possa raggiungere i posti più lontani ed incontaminati. Al nostro arrivo a Manaus la si può così raggiungere comodamente e velocemente con un idrovolante in modo da ottimizzare al meglio il tempo.
Del dove e del come ne ho parlato, ora è il momento di parlare del “quando” che è l’argomento più difficile. Infatti non è facile dire quale sia la stagione od il momento migliore per pescare in Amazzonia. Questa regione brasiliana è grande quasi quanto l’Europa, e per ogni zona vi è una stagione diversa. Diciamo che indicativamente nella zona nord-ovest (Rio Negro, Rio Caures, Rio Branco, Rio Unini), che è quella maggiormente battuta, solitamente va da ottobre a gennaio. Tutto questo però “solitamente”, poiché ogni anno è sempre diverso. Il segreto di un buon e riuscito viaggio è l’essere al posto giusto al momento giusto, e non è così facile. Infatti alcuni anni, ad esempio, è buona in ottobre, l’anno dopo l’acqua è più alta del solito e il mese buone diventa gennaio, e così via; è quasi impossibile poter organizzare un viaggio di pesca qui con largo anticipo.
Il tutto sta nell’altezza dell’acqua; bisogna cercare di arrivare in Amazzonia nel momento in cui il livello delle acque è il più basso possibile. Meno acqua c’è, più il pesce lo troveremo concentrato e più facile sarà la sua cattura. Con l’acqua alta il pesce di disperde nella foresta ormai allagata e la pesca diventa problematica.
Tecniche e prede
Sono tre le pesche principali che si possono fare in Amazzonia: la prima è lo spinning leggero o la pesca a mosca rivolta ai numerosissimi piccoli predatori, la seconda è lo spinning pesante che ha come unico obbiettivo grossi peacock. Invece, la terza tecnica attuabile è la pesca a fondo dei grossi pesci gatto e dei vari strani predatori di fondale.
La pesca ai piccoli predatori secondo la mia personale esperienza è la più entusiasmante, anche se la taglia media dei pesci spesso è inferiore al chilo con punte al massimo di un paio di chili, anche perché pesci di mole maggiore raddrizzerebbero in un batter d’occhio le ancorette dei piccoli artificiali utilizzati.
Il bello di questa pesca è che quando qualcosa abbocca dall’altra parte della lenza non si sa mai che tipo di pesce sia. Ogni cattura è una sorpresa.
Durante il mio viaggio nell’ Amazzonia Brasiliana ho dedicato due mezze giornate a questa pesca ed ho totalizzato più di 50-60 abboccate con almeno una quarantina di pesci catturati. I nomi dei pesci vi diranno poco: bicuda, matrincha, ararì, jungle perch, piranha, jacuda, butterfly peacock ecc., quindi vi rimando alle foto pubblicate per conoscerli meglio. Benché di scarso peso, sono combattenti eccezionali, nulla a che vedere con i nostri pesci d’acqua dolce. Il piranha per esempio quando abbocca, anche se di pochi etti, da’ in pochi secondi delle botte così violente che se non si ha una presa più che salda della canna la si vedrà strappare dalle mani. E’ qualcosa di sproporzionato rispetto alla taglia che hanno, provare per credere.
Non che questa pesca sia facilissima e basti gettare una qualsiasi esca artificiale in acqua e tutti i pesci predatori si avventino contro (sarebbe il sogno di ogni pescatore). Infatti per avere un così nutrito mix di piccoli predatori differenti bisogna azzeccare l’artificiale giusto un po’ per tutti, fortunatamente dopo qualche tentativo senza troppa fortuna l’ho azzeccato quasi subito (Rapala Husky Jerk 8 centimetri) e le abboccate sono arrivate copiose. Bisognerebbe sempre portarsi una buona selezione di artificiali in diversi colori, infatti benché mi avessero consigliato artificiali con colorazioni vivaci, i migliori risultati spesso li ho ottenuti con colori tenui. Consiglio vivamente quelli in plastica, poiché quelli costruiti in balsa non durerebbero a lungo, martoriati ed alla fine distrutti dalle poderose mascelle di questi predatori tropicali.
Altrettanto appassionante è la pesca al peacock bass, un pesce simile per fattezze al nostro persico trota ma che può raggiungere e talvolta superare i 10 chilogrammi di peso. Il mio più bell’esemplare si è fermato a 5 chili e mezzo e la taglia media di cattura era sempre tra i 2 e i 3 chili.
Esistono diverse specie diverse con colorazioni sgargianti e combinazioni cromatiche che sembrano quasi dipinte; in uno stesso pesce si può trovare il colore nero, verde, arancione, rosso fuoco, giallo e bianco. Il peacock bass è il predatore più ricercato ed insidiato dalla maggior parte dei pescatori che si recano in Amazzonia. La tecnica principale di pesca è quella dello spinning di superficie, utilizzando principalmente grossi propeller, per la precisione i più famosi sono quelli della Luhr Jensen, i mitico Woodchoppers; ad ogni modo non disdegna anche altri minnows tipo Rapala Magnum o grossi Rapala Jointed.
La canna da utilizzarsi deve essere medio pesante in quanto è necessario contrastare le prime fughe del pesce in modo energico al fine di evitare che si infili sotto tronchi sommersi o nei cespugli. E’ inoltre un valoroso combattente ed anch’esso, come molti pesci presenti in Amazzonia, dotato di una forza combattiva superiore. Io pescavo con la frizione quasi totalmente chiusa e nonostante questo, subito dopo l’abboccata riusciva a sfilarmi sempre una decina di metri di trecciato. L’unico grosso peacock che ho perso ha rotto la treccia proprio perché, credo in 3-4 secondi ha afferrato l’esca, è saltato fuori dall’acqua ed una volta immerso si è infilato in un cespuglio non dandomi tempo di reagire. Ad occhio e croce poteva essere circa 8-10 chili, peccato!
La pesca con i Woodchoppers va fatto con forti strappi alternato a pause di 2-3 secondi; il forte rumore provocato da quest’artificiale funge da richiamo per il peacock che appena avvistata l’esca fermarsi esploderà dall’acqua sottostante per afferrarla. Sono sempre abboccate spettacolari ed al cardiopalma.
Non è una pesca molto facile, in quanto la difficoltà sta nell’individuare le zone migliori dove questo pesce si concentra e spesso può capitare di lanciare per ore senza prendere nulla fino a che si trova l’angolino giusto e le abboccate si susseguono con frenesia. Una giornata, infatti abbiamo trovato una piccola insenatura non più larga di 5 metri a riparo dalla corrente, simile ad altre cento dove non avevo catturato nulla; invece qui in circa mezzora, ho allamato più di una quindicina di peacock di taglia media.
Il terzo tipo di pesca a cui vi accennavo all’inizio è quella da effettuare la notte pescando a fondo per insidiare le numerose specie di pesci gatto che popolano questi fiumi. Ne esistono di tutti i tipi e di tutte le dimensioni, ma durante il mio viaggio purtroppo non ne sono riuscito a catturare neanche uno degno di nota.
Ogni sera l’imbarcazione sulla quale dormivamo veniva ancorata in punti presumibilmente buoni e piazzavamo sempre una canna sull’avvisatore acustico utilizzando come esca pezzi di pesce morto.
Sono sincero nell’ammettere che dopo 12 ore di pesca a spinning sotto un sole cocente (c’erano 36 gradi e 100% di umidità) arrivavo a sera veramente distrutto. Quindi la notte dormivo alla grande ed era veramente arduo svegliarsi da quello stato semi-comatoso e sentire l’avvisatore suonare. Il più delle volte sono arrivato in ritardo clamoroso ed il pesce gatto aveva avuto tutto il tempo per intanarsi nelle rocce. L’unica volta che sono arrivato per tempo ho catturato una razza d’acqua dolce di circa 7/8 chili.
Un paio di volte durante la pausa pranzo, quando con il barchino ci si fermava per una mezzora all’ombra delle piante, ho provato a gettare sul fondo un bell’amo 3/0 innescato con un grosso pezzo di pesce. Bene, non durava sul fondo più di trenta secondi; tiravo su l’amo pulito come non mai. I responsabili di questo scempio erano gli onnipresenti piranha, che come avevo spesso visto nei film, arrivavano sull’esca dopo pochi secondi che l’ esca toccava il fondo e la spolpavano in un batter d’occhio. Prima di allora pensavo che era solo una fantasia un po’ esagerata degli sceneggiatori cinematografici, ma mi sono dovuto ricredere. Da allora non ho neanche più sciacquato le mani nell’acqua del fiume.
E’ bene a sapersi
Il mio motto prima di partire per un viaggio di pesca è: “essere sempre pronti a tutto”, questo perché spesso dove ci si reca per pescare non esistono negozi di pesca dove reperire attrezzatura od ancor meglio ospedali o centri medici dove poter curarsi per eventuali problemi.
Di conseguenza prima di recarsi a pescare in Amazzonia od in un qualsiasi remota località del mondo è bene informarsi su eventuali vaccinazioni o prevenzioni mediche da effettuare. Per pescare nella giungla amazzonica è vivamente raccomandata la profilassi per la febbre gialla ed anche consigliata quella per l’epatite A e per il tifo. Sono semplici iniezioni che si possono fare recandosi all’ufficio igiene della propria città e danno copertura per 10 anni (febbre gialla ed epatite A).
L’ufficio igiene raccomanda anche la profilassi antimalarica, ma io non l’ho mai fatta in quanto la cura è piuttosto pesante e con svariate controindicazioni e la sua efficacia è anche parecchio dubbia. Ad ogni modo la malaria è presente solo in alcune zone dell’Amazzonia, infatti nel fiume in cui io ho pescato, Rio Negro, le acque sono particolarmente acide e quindi insetti come le zanzare non riescono a riprodursi in quanto le uova che depongono non riescono a schiudersi. Difatti non sono mai stato punto da nessuna zanzara.
Consiglio comunque di portarsi disinfettanti, cerotti, creme solari protettive, pomate per punture di insetti (ci sono delle vespe parecchio cattive), pillole per la diarrea.
Un inconveniente della pesca in Amazzonia sono le elevate temperature ed il gradi di umidità che si trovano qui. Pescare per 10-12 ore sotto il sole è parecchio faticoso, quindi è bene coprirsi il più possibile con abiti molto leggeri in modo da limitare il surriscaldamento corporeo. Ad ogni modo se i risultati di pesca premieranno la nostra costanza tutto diventerà più sopportabile.
Non tutte le ciambelle...
Non tutte le ciambelle escono con il buco. Scrivo questo per dirvi che non sempre le organizzazioni di pesca che operano in loco si rivelano serie o quanto meno professionali come lo si poteva pensare. Sinceramente è la prima volta che mi capita di trovare parecchia disorganizzazione e approssimazione nell’organizzare la logistica e tutto quanto connesso per una buona riuscita della vacanza. Quando poi si sono resi conto del gran casino che stavano combinando, ce l’hanno messa tutta per cercare di offrire un servizio migliore possibile.
Nonostante tutto questo, la pesca non è stata male, anzi sicuramente i risultati ottenuti sono più che apprezzabili, ma non me la sento di consigliarvi il tour operator brasiliano a cui mi sono appoggiato per questo viaggio.
Posso però consigliarvi altre buone e professionali agenzie che operano da anni nell’organizzazione di battute di pesca in Amazzonia: Ron Speed’s Adventure (www.ronspeedsadventures.com ), Amazon Tour (www.peacockbassfishing.com ), Acute Angling (www.acuteangling.com ).