Tra le undici provincie del Portogallo, l'Algarve è quella più a sud, la punta estrema dell'Europa. E' una terra abbastanza accidentata e poco popolata; non si trovano grandi città ma solo piccoli caratteristici paesi. La geografia e la storia hanno separato nettamente l'Algarve dal resto del Portogallo; pertanto se molti sono i tratti che questo popolo ha in comune con gli altri portoghesi, parecchie sono anche le differenze. Per esempio è assente del tutto nel popolo dell' Algave la "saudade" vale a dire la "presenza dell'essenza" che da all'animo una dolce tristezza, tipica soprattutto del centro e del nord. Il popolo dell'Algarve è dunque un popolo solare, lieto di vivere su questa terra dell'eterna primavera, dai vini generosi, delle feste religiose vissute con pagana esaltazione.
Le lunghe e dorate spiagge dell'Algarve si estendono per circa 170 chilometri dalla frontiera spagnola contrassegnata dal fiume Guardiana a Capo Sao Vicende. A prima vista si potrebbe parlare di chilometri ininterrotti di spiaggia, in realtà la situazione è ben diversa. La capitale provinciale, Faro, spezza la costa in due parti nettamente distinte: la prima, dal fiume Guardiana a Faro è costituita da spiagge basse a lento declino, fronteggiate da lunghe lingue sabbiose; la seconda parte ha la costa più alta, talvolta a picco, intricata di piccole insenature rocciose, spesso accompagnata da scogli ed isolette che creano un vero paradiso per pescatori e subacquei.
La regione dell'Algarve è arrivata alla ribalta della cronaca pesca sportiva quando nel 1992 alcune barche di pescatori professionisti catturarono con reti poste in deriva alcuni piccoli blu marlin. Quello stesso anno Jhon Gill, un inglese trasferitosi in Algarve, catturò sportivamente il primo blu marlin del continente Europeo di 495 libbre; in nove uscite egli riuscì a catturare e liberare sette marlin stimati sulle 400-500 libbre.
L'anno successivo un altro pescatore inglese, Michael Dallas a bordo del "Rascasso", una delle più famose barche charter dell'Algarve, riuscì a catturare in due ore di combattimento, con una attrezzatura da 130 libbre, un blu marlin di 1741 libbre cioè ben 788 chilogrammi.L' Algarve pero' non è solo marlin, e la fauna ittica che popola le sue acque è molto varia. L'oceano Atlantico che bagna le sue coste è l'habitat ideale di: dentici, pesci serra, gronchi enormi, boccadoro, dentici corazzieri, squali, tonni rossi, pesci spada, lampughe e una infinità di pesci di fondale.
Durante una mia vacanza in Algarve ho avuto modo di soggiornare a Monte Gordo, una piccola cittadina situata a pochi chilometri dal confine spagnolo, circondata da un lato da una immensa foresta di pini marittimi e dall' altro da una lunghissima spiaggia considerata una delle più belle d' Europa.
Qui ha sede la "Tres des pesca desportiva", una organizzazione di pesca di proprietà di Paul Delsignore, un inglese di lontane origini italiane, che sette anni fa ha deciso di abbandonare la madre patria e stabilirsi in questa affascinate regione del Portogallo per organizzare charter di pesca. Paul, con un Aquabel 33 piedi attrezzato con GPS, VHF ed ecoscandaglio, propone vari tipi di pesca a seconda della stagione e delle richieste della clientela.La variabilità delle tecniche e dei pesci insidiabili fanno di questa regione dell’Algarve una località molto conosciuta ed apprezzata soprattutto dai pescatori inglesi, francesi e tedeschi che rappresentano il 90% della clientela. Monte Gordo è una valida soluzione per chi volesse effettuare una vacanza in Algarve abbinata alla possibilità di pesca ad un ottimo livello. Negli ultimi due anni la "Tres des Pesca Desportiva" ha collezionato ben 9 record europei a dimostrazione della serietà di questa organizzazione e delle enormi potenzialità che offre questo tratto di mare.
Uno dei tipi di pesca praticabili è quello del bolentino, il cui obbiettivo sono: piccoli dentici, pagelli, paraghi, occhioni, orate, pesci balestra, boghe, grochi, corvine e saraghi in quantità industriali. Per questo tipo di pesca sono necessarie attrezzature medio pesanti in quanto le zone di pesca sono principalmente secche o relitti ad una profondità variabile tra i 30 ed i 50 metri e a volte a causa della forte corrente è necessario usare piombi superiori ai 150 grammi.
Un'alta tecnica molto entusiasmante è quella della pesca con il vivo, di solito con sgombri o saraghi, destinata a grossi dentici corazzieri (Dentex gibbosus) e boccadoro (Argyrosomus regius). In Algarve questi pesci possono raggiungere dimensioni e pesi ragguardevoli, con esemplari di peso superiore ai 13 chilogrammi per quanto riguarda lo sparide e di pesi den oltre i 35 chilogrammi per il boccadoro. Questi pesci sono molto combattivi e soprattutto i boccadoro, una volta allamati compiono lunghe fughe in prossimità del fondale alternate da improvvise risalite verso la superficie tanto da mandare in bando la lenza dando l'impressione che il pesce si sia slamato. Attualmente il record EFSA del boccadoro è di 41 chilogrammi, pescato a Meschers in Francia.
Questo tratto di mare, inoltre, è popolato da un buon numero di squali: verdesche, mako e saltuariamente volpe e martello. E' possibile pertanto insidiarli sia di giorno che di notte ed i mesi migliori vanno da gennaio a marzo per quanto riguarda gli esemplari di mole maggiore i quali si avvicinano maggiormente alla costa. I restanti mesi sono altrettanto prolifici, ma la costante presenza di baby verdesche, tra i 50 e i 90 centimetri, disturba molto l'azione di pesca in quanto questi piccoli predatori restano allamati ad esche destinate ad esemplari di più grosse dimensioni.Ancora in fase di sperimentazione è la pesca in drifting allo spada di notte e dal prossimo anno la "Tres des pesca desportiva" vuole iniziare una seria ricerca dei blu marlin in una zona di mare a circa 50 miglia dalla costa dove il fondale risale dai 600 metri a 150 metri di profondità formando tre piccole secche distanti circa un miglio una dall'altra, zona di pascolo di numerosi branchi di sgombri e tonni rossi e molto probabilmente blu marlin.
Durante il mio soggiorno ho avuto modo di effettuare quattro uscite provando tutte e tre le tecniche proposte. I primi due giorni li abbiamo dedicati al bolentino sopra piccole secche e nelle vicinanza di un relitto di una nave mercantile tedesca affondata durante la seconda guerra mondiale. Le prede più comuni sono stati sciarrani, pagelli, boghe, corvine, paraghi e gli onnipresenti saraghi. Durante la seconda uscita più volte i nostri terminali sono stati letteralmente strappati; su consiglio dell'esperto skipper Helder, abbiamo immediatamente cambiato attrezzatura optando per canne da traina da 20 e 30 libbre innscando boghe morte. Dopo pochi minuti i responsabili delle precedenti rotture avevano nuovamente abboccato e dopo un breve ma appassionante combattimento abbiamo portato a bordo due bei gronchi di otto chilogrammi di peso.
Nella terza giornata abbiamo voluto provare ad insidiare boccadoro e dentici corazzieri con l’esca viva, visti i buoni risultati registrati nelle precedenti settimane e l’eccellente risultato avuto da due pescatori inglesi il giorno stesso del mio arrivo a Monte Gordo. I due fortunati pescatori hanno avuto modo di imbarcare ben 13 boccadoro ed un dentice corazziere.Sfortunatamente la nostra giornata non è stata altrettanto prolifica in quanto le condizioni meteo climatiche sono state avverse. Un forte vento e un mare conseguentemente abbastanza agitato abbinato uno strano abbassamento della temperatura dell’acqua di circa due gradi rispetto al giorno precedente, hanno caratterizzato la giornata in modo negativo.
Dopo una prima ricerca infruttuosa di sgombri, da utilizzare come esca, ci siamo ancorati direttamente sulla secca precedentemente prescelta dallo skipper. Come esca viva abbiamo optato per gli onnipresenti saraghi che popolano in abbondanza queste zone di mare.Helder ha innescato i saraghi su ami della misura 4/0 collegati ad un terminale dello 0,80,e con attrezzature di 12, 20 e 30 libbre. Dopo aver piazzato le esche in prossimità del fondo abbiamo ingannato l’attesa dell’abboccata pescando a bolentino i soliti sparidi, sciarrani, boghe ed alcune coloratissime castagnole rosse.
Purtroppo durante la giornata abbiamo avuto soltanto tre strikes riuscendo a catturare, con la canna da 12 libbre, un dentice corazziere di circa 6 chilogrammi.
La quarta giornata, invece, è stata dedicata alla pesca degli squali in drifting sopra una scaduta a venti miglia dalla costa dove il fondale passa repentinamente da 200 a 700 metri. Arrivati sul posto abbiamo sistemato, sulle murate della barca, quattro sacchi di brumeggio costituiti da teste e altri scarti derivanti dalla lavorazione degli sgombri acquistati la mattina stessa in una piccola fabbrica dedita alla lavorazione ed inscatolamento di sgombri e sardine. Dopo aver sistemato le esche a distanze e profondità variabili dalla barca, nell'attesa della prima abboccata abbiamo ingannato il tempo pescando sgombri ed enormi aguglie accorse in branchi nella scia del brumeggio.
Sapendo che in questo periodo dell'anno la taglia media delle verdesche è molto bassa, 10-12 chilogrammi, abbiamo optato per attrezzature leggere ed ultraleggere, utilizzando anche una comune attrezzatura da spinning da trota. Ovviamente abbiamo anche preparato una stand-up da 30 libbre nel caso che un esemplare di maggior mole si fosse avvicinato all'imbarcazione.
Durante la giornata abbiamo avuto la visita di sette verdesche riuscendone a catturare cinque; gli esemplari sembravano la fotocopia uno dell' altro con un peso di circa una decina di chilogrammi e nonostante la taglia molto piccola, si sono rivelate degli ottimi avversari.
Helder, lo skipper della barca, collabora con il NMFS (National Marine Fishery Service) e con la Nova Southeast University negli Stati Uniti, i quali studiano le migrazioni di questi pesci pelagici e cercano di individuare i distinti stock di verdesche esistenti nell'oceano Atlantico. Di conseguenza tutti gli esemplari catturati sono stati marcati e liberati tranne uno che è stato trattenuto al solo scopo di prelevare campioni di tessuto di pelle e di fegato.
Verso la fine della giornata abbiamo inoltre avuto la visita di un grosso e sospettosissimo pesce balestra, che si è letteralmente rimpinzato dei piccoli pezzetti di pesce che fuoriuscivano dai sacchi ignorando continuamente le piccole esche che gli proponevamo. Sicuramente meno sospettosa è stata una piccola cernia la quale si è letteralmente fatta guadinare, ma che dopo averci fatto ammirare la sua splendida colorazione gialla e nera, è stata immediatamente rilasciata.